Alcamo, vertenza RSA Bonifato: interviene anche il capo della sanità, Fabio Damiani

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Di Laura Lombardo — Il “costante e insostenibile ritardo” dell’Asp Trapani nel pagamento delle somme dovute alla convenzionata RSA Bonifato — secondo quanto riferito dal Presidente della casa di cura alcamese, Francesco Ruggeri — sarebbe in realtà un ritardo di appena 2 settimane. Il gap invece tra la data odierna e quella in cui l’RSA Bonifato avrebbe erogato gli stipendi ad alcuni dei suoi dipendenti sarebbe abbastanza da ricoprire l’intero arco di una gravidanza. (Certamente simile alle pene da travaglio è la situazione in cui versa il personale, operante e senza stipendio). A fare chiarezza sui tempi di pagamento dell’ASP disposti per legge nei confronti dei fornitori è lo stesso direttore generale, Fabio Damiani che rammenta “l’Asp è tenuta a pagare entro 60 giorni dalla presentazione delle fatture”. Dunque — fa sapere il capo della sanità — “proprio 2 settimane fa, l’Asp ha provveduto a deliberare il pagamento della fattura relativa al mese di giugno e presentata il primo luglio dal datore di lavoro. Tale fattura, per legge, doveva essere pagata entro il primo di settembre, invece della metà del mese in corso”. Nel premettere che i ritardi anche di pochi giorni sono comunque da biasimare, Damiani rifiuta l’accollo di responsabilità emerso dalle dichiarazioni di Ruggeri, che tra le altre cose aveva riferito che l’Asp “è tenuta a pagare ogni 40 giorni” e che pertanto era in ritardo, nel caso specifico, di 2 mesi. Damiani fa sapere inoltre che “all’inizio di questa settimana è stata liquidata la mensilità di luglio, che sarà esigibile ad ottobre. E così via, in modi e tempi pressoché regolari, che non possono quindi giustificare le inadempienze del datore di lavoro Francesco Ruggeri. Allo stesso tempo, però, il direttore generale rigetta il ruolo di arbitro o “parte attiva” attribuitogli da uno dei rappresentanti legali dei dipendenti RSA, il quale sollecitava l’ente sanitario ad intervenire — revocando la convenzione o meglio, procedendo a pagare direttamente i dipendenti scavalcando l’inadempiente datore di lavoro, ai sensi dell’art 30 comma VI del d.lgs 50/2016 (Codice dei Contratti Pubblici) al fine di non essere “ritenuto responsabile in solido con il datore di lavoro del pagamento delle retribuzioni maturate e maturande”. Per il capo della sanità il Codice dei Contratti Pubblici è applicabile solo alle ditte selezionate con appalto, e non a quelle convenzionate, che per l’appunto sono regolate da una specifica convenzione. Ma il legale ribatte, sostenendo che il decreto 50/2016 sarebbe comunque applicabile alla convenzionata, “altrimenti non avrebbe senso prevedere nella stessa convenzione che il datore di lavoro sia in regola con il DURC (Documento Unico Regolarità Contributiva) ossia che versi regolarmente i contributi sugli stipendi erogati ai lavoratori”. Se il mancato versamento dei contributi sui salari –riflette il legale — rappresenta, secondo la convenzione, motivo di messa-in-discussione della stessa, perché allora non dovrebbe l’ancora-più-grave mancato pagamento degli stipendi? Lo stesso Ruggeri, in ritardo nelle retribuzioni fino a 9 mensilità, si è sempre mostrato un fiore all’occhiello nel versamento dei contributi, commentando che “altrimenti mi tolgono la convenzione!”. Mentre, dunque, sull’intervento dell’Asp esistono forti problemi di interpretazione della legge (che pertanto potranno solo essere risolti ad hoc in sede giurisprudenziale o tramite interpretazione autentica del legislatore) su un fatto ci sono meno dubbi: che al contrario della RSA Bonifato, altre aziende convenzionate con lo stesso ente sanitario, riporterebbero conti e profili gestionali perfettamente in ordine e salari corrisposti regolarmente.