Alcamo-Sospensione Asu, archiviazione per ex sindaco e dirigente

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Uno dei motivi per cui si era convinto a rassegnare le dimissioni era stata l’indagine che lo vedeva coinvolto per la sospensione dal servizio di alcuni lavoratori precari del Comune di Alcamo. Almeno così aveva detto Sebastiano Bonventre il giorno in cui, al palazzo di città nel giugno del 2015, convocò una conferenza stampa proprio per ufficializzare di avere gettato la spugna. Oggi, a distanza di più di un anno, l’oramai ex primo cittadino alcamese è stato prosciolto da ogni accusa. Il Gip del tribunale di Trapani, Antonio Cavasino, ha ordinato l’archiviazione del procedimento. Nei confronti di Bonventre non sono stati ravvisati “elementi oggettivi di reato”: insieme a lui viene anche scagionato da ogni accusa il dirigente del Personale del Comune, Marco Cascio. Già la Procura aveva chiesto l’archiviazione del caso ma la lavoratrice che era stata sospesa, difesa dall’avvocato Damiano Ciacio, aveva presentato opposizione. Ora arriva anche il pronunciamento del Gip che mette fine alla vicenda. Bonventre e Cascio sono finiti sotto accusa per “abuso d’ufficio” e “lesioni personali”, ipotesi formulate da due lavoratrici Asu che nell’estate del 2014 vennero sospese dal servizio per “assenza ingiustificata” e “inottemperanza all’ordine di servizio”. Le due precarie, dopo un braccio di ferro instaurato davanti al tribunale del lavoro, avevano ottenuto la reintegrazione. In particolare l’accusa di abuso d’ufficio si sarebbe profilata, secondo il legale delle due Asu, in quanto il Comune non avrebbe dato seguito alle note inviate dalla Regione già poche settimane dopo il provvedimento di sospensione emesso. L’assessorato regionale al Lavoro, con ben due comunicazioni dirette al Comune di Alcamo, non solo ha ribadito di essere unico soggetto titolare dei poteri sanzionatori, ma ha pure motivato le ragioni per le quali ha ritenuto di non ravvisare alcuna ipotesi di decadenza. Il tribunale del lavoro ha quindi imposto al Comune di Alcamo di reimmettere in servizio le due lavoratrici e di riconoscere loro le indennità non corrisposte in questo periodo di sospensione, in un caso a partire da agosto e nell’altro da settembre del 2014. Alle due Asu venne notificata la sostituzione con altre unità di personale da richiedere alla Regione per “assenza prolungata ingiustificata”. Il Gip, dopo avere ricostruito tutta la vicenda, ha anzitutto sostenuto che il sindaco e il dirigente non determinarono la “decadenza” della lavoratrice e quindi l’iter viene definito legittimo. Il pronunciamento del giudice per le indagini preliminari mette fine anche alla pretesa dell’Asu che accusò i due di “lesioni personali” per avere perso il figlio che portava in grembo a causa dello stress che gli procurò tale vicenda. Per il giudice Cavasino vi è una mancanza di prove di nesso causale tra l’interruzione della gravidanza e la sospensione dal lavoro e comunque “non si ravvisa alcuna condotta colposa”.