Alcamo-Scagionato per mafia, respinto ricorso per riavere la casa confiscata

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Scagionato con sentenza passata in giudicato dall’accusa di associazione mafiosa, per la quale venne indagato oltre trenta anni fa “non risultando – scrivono i giudici – specifiche condotte dimostrative dell’effettiva partecipazione a cosa nostra”. A suo tempo venne anche respinta la misura della sorveglianza speciale. Fedina penale pulita ma nonostante ciò a Mario Lipari, alcamese di 79 anni, prima venne confiscata la casa di villeggiatura di Alcamo Marina, e nel marzo del 2015, agenti in tenuta antisommossa costrinsero il camionista in pensione e la moglie, con patologiche cardiache, a lasciare la sua casa del viale Europa. Mario Lipari ha chiesto la restituzione dei beni confiscati, realizzati dopo avere percorso a bordo di un camion le strade d’Italia. Ora è tornato alla carica, dopo decine di processi, per chiedere la restituzione degli immobili confiscati. Ma la Sezione penale e misure di prevenzione del Tribunale di Trapani ha respinto la nuova richiesta e Mario Lipari, non si arrende, e tramite l’avvocato Saro Lauria, ha presentato ricorso in Appello. Mario Lipari finì nel mirino degli investigatori a seguito delle dichiarazioni del pentito Benedetto Filippo, nonché “per i rapporti di amicizia e frequentazioni con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso come Gaetano Paziente”, commerciante noto in città per essere stato anche presidente della squadra dell’Alcamo. Dalle dichiarazioni di Filippi e dalla stessa frequentazione con Paziente non emersero reati commessi dal Lipari, che venne scagionato in tutte le sedi. Ma nel frattempo si mise in moto un’altra macchina: quella del sequestro e poi della confisca dei beni immobili posseduti da Mario Lipari, che ha chiesto la restituzione basandosi su recenti leggi in materia e sentenze della Corte di giustizia europea che tutelano i diritti delle persone assolte. Il tribunale di Trapani ha dichiarato inammissibile la revoca avanzata da Mario Lipari e non può essere quindi accolta poiché si deve fare riferimento alla legge vigente al momento della decisione della confisca, mentre il nuovo decreto legislativo è entrato in vigore il 13 ottobre del 2011. E così ex indagati di mafia continuano anche a chiedere, tramite i loro legali, un intervento legislativo che consenta loro di riottenere le loro case. «Quella è casa mia, costruita in 42 anni di economia, con i piccoli risparmi e vendendo le modeste eredità mie e di mio marito- dice la moglie Maria Vaccaro¬-. Abbiamo dimostrato la piena legittimità e provenienza dei nostri beni. Mio marito è stato assolto con formula piena. Fino a quando dovremo subite tale ingiustizia?”. Ora sperano nella sentenza di Appello per riottenere quella casa del viale Europa, che furono costretti a lasciare quasi con la forza.