L’emergenza idrica oramai è solo un ricordo per Alcamo, almeno per il momento. I turni di erogazione, specie nel centro storico, si sono riaccorciati a tre giorni, come era stato disposto dal Comune prima della serie di rotture alla rete che hanno complicato la situazione sino a provocare uno stop all’erogazione anche di 12 giorni. Ma è costata davvero cara questa ennesima emergenza alle casse comunali. Soltanto in questa prima parte del mese di luglio il Comune ha liquidato e impegnato somme superiori alle 70 mila euro per tre diversi maxi interventi affidati a tre diverse imprese specializzate nel settore. Una tranche di 24 mila e 400 euro sono andati alla Miscar costruzioni srl di Alcamo, per lavori urgenti di riparazione della conduttura adduttiva proveniente dalle sorgenti Dammusi e Cannizzaro; stessa identica cifra è destinata all’impresa Cassarà srl di Alcamo per avere effettuato la fornitura e sostituzione di tubazione in ghisa per le riparazioni sempre sulla condotta del Dammusi; infine 23 mila e 180 euro sono stati liquidati alla ditta Faraci Ignazio, anch’essa alcamese, per lavori urgenti di riparazioni della condotta idrica di adduzione proveniente dalle sorgenti Chiusa-Dammusi-Mirto e Cannizzaro, con interventi anche alla rete idrica cittadina. Un vero e proprio dissanguamento delle finanze comunali che pagano lo scotto di infrastrutture vecchie, obsolete e soprattutto non adeguate alle esigenze del territorio. Il problema sostanziale è che con questi lavori non si ha nessuna garanzia, anzi: purtroppo le deficitarie condizioni delle condotte e la loro ubicazione, in aree ad altissima densità franosa, non danno alcuna sicurezza sulla tenuta del servizio. In pratica da un momento all’altro l’emergenza può ripresentarsi ed è sempre dietro l’angolo come sottolineato dall’amministrazione comunale. Da anni ci si interroga sulla necessità di provvedere ad una totale sostituzione della rete idrica ridotta oggi ad un vero e proprio colabrodo. Ma la cosa non è affatto facile: secondo una stima dei tecnici del Comune per la sostituzione servirebbero qualcosa come 2 milioni di euro, soldi di cui il Comune non dispone in cassa. La situazione comunque è anche meno problematica di quello che potrebbe essere dal momento che il centro urbano si è quasi del tutto svuotato per via della tradizionale “emigrazione” di massa ad Alcamo marina, dove non esiste rete idrica e qui di ci si approvvigiona solo con autobotti. Quindi la richiesta di acqua è nettamente inferiore. In pratica a soffrire la sete sono quei pochi rimasti in città a lavorare o perché non posseggono una casa lungo il litorale. Per loro l’estate si preannuncia rovente, e non solo per le alte temperature.
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