DI GIUSEPPE MANISCALCHI
C’era una delibera, predisposta lo scorso 21 aprile dall’ex amministrazione Bonventre, che prevedeva il miglioramento della funzionalità delle condutture idriche esterne. Quelle per intenderci utilizzate per l’acqua delle sorgenti di Cannizaro e Dammusi. Nella delibera venivano elencati una decina di capitoli di bilancio da dove attingere la somma per il progetto che ha già tutte le autorizzazioni. La spesa: due milioni e mezzo per riammodernare le condutture. La delibera non è stata mai approvata per il parere negativo degli uffici finanziari comunali. Ora quella delibera è stata rispolverata e si trova sul tavolo del commissario comunale per una eventuale richiesta di finanziamenti alla Regione oppure per portare avanti i propositi dell’ex amministrazione. Se venissero reperiti i fondi i tempi per i lavori non saranno certo brevi, ma sarebbe un passo avanti verso una migliore funzionalità della rete idrica esterna e quindi di un servizio, che scusate il gioco di parole, ad Alcamo fa acqua da tutte le parti. Il problema principale che interessa gli alcamesi è la fornitura, da oltre un mese in tilt per i guasti alle pompe di sollevamento delle sorgenti di Cannizzaro, per le cui riparazioni si attendono i pezzi di ricambio. Una volta le pompe rimesse in funzione occorre sperare che la pressione dell’acqua non danneggi le condutture. Intanto la città soffre la sete, erogazione che supera i dieci giorni, mentre le autobotti private girano per tutte le 24 ore. E un dato risalta. Il Comune è impreparato di fronte alle emergenze come dimostra la vicenda dell’acqua. Di chi sono le responsabilità? Quelle primarie della politica che negli anni non è mai riuscita a far esprimere al massimo i dipendenti, grazie alle protezioni politico-clientelari. Nessuno escluso dalle responsabilità in un momento in cui movimenti e partiti iniziano a muoversi per le prossime amministrative e già nelle redazioni arrivano comunicati stampa, esposti alla Corte dei conti, interrogazioni etc. il cui contenuto spesso è aria fritta, il tutto, però, intinto di un moralismo facilone e di sofisticazioni intellettuali per fare presa sugli elettori. E sui problemi reali: acqua in primis? Solo un paio di consiglieri si impegnano quotidianamente su un dramma sociale, in una città quella di Alcamo che per certi servizi non ha nulla da invidiare al Terzo mondo.