Alcamo-Processo morte Lorenz, perizie tossicologiche contrastanti

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E’ guerra di numeri tra periti e medici incaricati dalla Procura di Trapani per fare luce sulla morte ad Alcamo nel luglio del 2014 del piccolo Lorenz Renda, ucciso da una dose letale di un farmaco antidepressivo. L’unica imputata per il decesso del bimbo di 5 anni è la madre Aminta Altamirano Guerrero (nella foto) su cui è stata ordinata dai giudici un’ulteriore perizia tossicologica dopo quella fatta dalla medicina legale del Policlinico. Il tossicologo Carlo Alessandro Locatelli ha sostenuto, dopo aver analizzato alcuni campioni biologici appartenuti alla donna e al figlioletto, che la quantità del farmaco che avrebbe ucciso il bimbo e che era presente nell’urina della Guerrero non è compatibile con un’assunzione terapeutica. In poche parole anche la donna avrebbe assunto dosi massicce di questo farmaco. Una tesi esattamente contraria rispetto a quella sostenuta dal Policlinico che invece aveva evidenziato che la quantità di tale farmaco era compatibile con un’assunzione terapeutica. Ora il quadro si complica per la Corte d’Appello che sarà chiamata a emettere una sentenza ma non avendo la certezza scientifica tra le mani. Prossima udienza il 24 febbraio quando saranno presentate altre due perizie.  Secondo la ricostruzione della polizia, che portò avanti l’indagine, la donna aveva manifestato intenzioni suicide per entrambi ma alla fine morì solo il figlio. Ciò che si ipotizza è che l’imputata abbia fatto assumere questo farmaco al bimbo ma poi se ne sia pentita: però, nel momento in cui lanciò l’allarme, era oramai toppo tardi. La donna, secondo alcune ricostruzioni, pare vivesse un momento di forte depressione per l’allontanamento del marito, con cui i rapporti erano tesissimi tanto da portarlo ad emigrare e trovare lavoro come pizzaiolo in Germania. Una sorta di separazione, collegata anche alle difficoltà economiche, che l’avrebbe potuta portare a fare qualche sciocchezza. L’esame autoptico sul corpo del bimbo evidenziò un’intossicazione di farmaci, la donna cadde più volte in contraddizione e alla fine venne fermata dalla polizia e portata in carcere. Nelle precedenti udienze sono stati ascoltati altri testimoni al processo: la sorella del padre del piccolo, suo marito e il sostituto commissario della polizia di Alcamo Enzo Biondo riguardo ai comportamenti della Guerrero antecedenti alla tragedia. Testimonianze che si sono rese necessarie anche per far emergere un quadro più chiaro dell’imputata in relazione alla sua presunta depressione e alle sue intenzioni, reali o meno, di suicidarsi con il figlioletto. La sorella del padre del bimbo ha sostenuto che fino al mese di marzo del 2014, durante i colloqui con gli assistenti sociali che seguivano proprio la Guerrero, le sarebbe stato riferito che questa non aveva particolari problemi psicologici. Quindi nulla avrebbe fatto presagire ad eventuali intenzioni suicide della donna.