Scatta la seconda fase dell’operazione “trasparenza” al Comune di Alcamo per la questione relativa all’acqua. Dopo lo stop alle autorizzazioni all’attingimento di acqua delle autobotti in pozzi privati, le modifiche di un apposito regolamento, le nuove tariffe e il potenziamento del prelievo di acqua dal “Bottino”, ora arriva anche l’avviso pubblico per individuare pozzi privati da cui gli stessi autotrasportatori potranno attingere. A pubblicarlo la Direzione 4-Lavori pubblici del Comune che ha fissato come ultimo termine il prossimo 10 luglio per raccogliere le adesioni di chi è proprietario di un pozzo privato. Non sarà però facile trovare queste disponibilità: il Comune infatti richiede, oltre a tutta la documentazione che attesti la regolarità del pozzo, anche la certificazione che l’acqua è destinata al consumo umano e quindi potabile. Un punto sul quale l’attuale governo cittadino del Movimento 5 Stelle ne sta facendo un vero cavallo di battaglia: infatti è stato evidenziato che il cittadino deve avere certezza della salubrità dell’acqua che acquista, la sua provenienza e qualità, contrariamente invece al passato quando si prelevava dai pozzi privati senza che il Comune avesse fatto alcuna avviso pubblico e senza avere la certificazione della potabilità. L’individuazione con una procedura pubblica dei pozzi è una delle novità contenute nel regolamento che nelle scorse settimane è stato approvato proprio dal consiglio comunale. Operazione trasparenza che prende le mosse anche dalla bufera sfociata oltretutto dall’indagine tutt’ora in corso della Procura di Trapani. Indagine scaturita da una serie di denunce che l’ex segretario generale ed ex responsabile anticorruzione del Comune di Alcamo, Cristofaro Ricupati, ha presentato, a partire dal giugno del 2016, ai carabinieri e alla guardia di finanza, all’Autorità nazionale anticorruzione e alla procura della Corte dei conti. In sintesi, secondo Ricupati che il 18 gennaio 2017 è stato sentito dalla commissione regionale Antimafia, un dirigente e un funzionario del Comune avrebbe consentito ai gestori dei pozzi privati di ottenere guadagni illeciti, senza il pagamento di Irpef e Iva. Questo ha comportato per i due dipendenti comunali un avviso di garanzia e anche per i 4 titolari dei pozzi privati. Le denunce hanno evidenziato un danno erariale per il mancato introito della fornitura di acqua: le ditte di autotrasporto guadagnavano circa 40 euro ad autobotte, mentre il Comune non incassava neanche un euro perché formalmente l’acqua veniva distribuita direttamente dai titolari dei pozzi. Oggi, anche con la modifica del regolamento, le cose sono cambiate: le autorizzazioni ai pozzi dall’1 gennaio scorso non sono state rinnovate mentre le autobotti attingono dall’acquedotto comunale. Nell’ambito di questa inchiesta anche il sindaco Domenico Surdi risulta essere indagato per “abuso d’ufficio”. Con questo avviso il Comune valuterà non solo l’ipotesi della locazione del pozzo ma anche dell’eventuale acquisto in caso chiaramente dovessero essere presentate delle istanze.