Alcamo Marina-Frana del 2009, le parti lese rinunciano ad ulteriori perizie

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Proprietari dei villini che hanno costruito con regolare concessione edilizia a valle della “Collina del disonore” di Alcamo Marina, dove otto anni fa si verificò una grossa frana, e un altro smottamento per le piogge di domenica scorsa, con il fiato sospeso. La domanda che si fanno è legittima: riusciranno ad avere giustizia? La situazione sarà più chiara martedì prossimo durante l’udienza dove gli avvocati delle vittime dell’abusivismo edilizio, chiederanno al giudice, di rinunciare di voler un’ulteriore perizia, che costerebbe 20 mila euro a testa, già ne hanno speso circa 50 mila per perizie, avvocati, sopralluoghi, carte bollate etc. Se la richiesta venisse accolta allora verso maggio-giugno ci poterebbe essere la sentenza con la quale hanno chiesto il risarcimento dei danni patiti per la frana ed a causa della quale dal 2009, con ordinanza comunale, non possono fruire delle loro case di villeggiatura. Nel caso in cui il giudice  respinga la richiesta delle parti lese, fare previsioni sulla sentenza diventa oltremodo difficile. Forse trascorreranno ancora diversi anni poiché ottenere giustizia in Italia è come dovere scalare l’Everest a piedi nudi e senza alcuna esperienza di alpinismo. Ieri per l’ennesima volta, durante l’apertura dell’anno giudiziario, il presidente della Cassazione ha lanciato l’ulteriore allarme anche sulla lentezza dei processi, che crea sfiducia nelle persone. In Italia succede che cause civili possano durante anche oltre 30 anni. Non se lo augurano certo i proprietari dei villini costruiti in regola nella località balneare di Alcamo Marina, monumento alla illegalità dove le regole e tutte le leggi sono state calpestate e dove l’urbanizzazione, che definire selvaggia è troppo poco, ha irrimediabilmente stuprato il territorio e la Natura presenta il conto per esempio in caso di violenti temporali poiché l’acqua deve scorrere e si trova una via che spesso comporta danni e anche grandi lutti. I difensori dei proprietari dei villini in regola hanno rinunciato ad un’ulteriore perizia per stabilire i metodi di intervento per la messa in sicurezza del costone, che fino ad oggi non è stato stabilito con esattezza a chi spetta. La rinuncia è dettata anche dal fatto che già sono state eseguite e presentate ai giudici ben otto perizie dove vengono stabilite le cause dello smottamento e le presunte responsabilità che hanno generato la frana. Ma chi deve stabilire i criteri di intervento per la messa in sicurezza del costone. E chi deve pagare? Dopo la nuova frana di domenica, lunedì scorso il Comune ha autorizzato il proprietario di un villino sulla collina ad eseguire con una ruspa lavori di pulizia: rimozione di sterpaglie, terriccio e altro per consentire alle acque piovane di defluire. Ma dove vanno a scaricare? Si tratta comunque sempre di soluzioni per affrontare l’emergenza e che non risolve il problema  La “Collina del disonore” rappresenta la metafora dello scempio del territorio iniziato verso la fine degli anni ’50, avvenuto sotto gli sguardi assenti di coloro i quali avrebbero dovuto vigilare. Da quasi 40 anni figurano in tutti i programmi dei sindaci, che sin sono succeduti e che anche oggi sono in carica, il risanamento e la costruzione delle reti idriche e fognanti ad Alcamo Marina. Ma tali programmi potranno essere rispettati per la complessità della materia e per la necessità di trovare finanziamenti per decine e decine di milioni di euro?