Alcamo, indennità amministratori da restituire: manca l’elenco, parte diffida

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La mancata pubblicazione dell’elenco di ex amministratori e consiglieri comunali colpiti dal provvedimento di recupero di parte delle indennità del 2012 e 2013 crea un vero e proprio caso. Il segretario generale del Comune, Vito Bonanno, ha disposto con un atto interno che vengano immediatamente resi noti nomi e cifre di chi avrebbe percepito quei soldi che furono liquidati nel 2014 e su cui oggi c’è una forte contesa rispetto alla legittimità dell’atto. La dirigente della Direzione 2, Giovanna Mistretta, avrà 10 giorni di tempo per poter pubblicare tutto in nome della legge sulla trasparenza: “Dovranno essere pubblicati tutti i dati relativi agli organi di indirizzo politico – scrive Bonanno – nel rispetto di quanto deliberato dall’Autorità nazionale Anticorruzione”. Dovrà quindi essere ripubblicato tutto anche sull’albo pretorio, quindi compreso l’atto in cui si chiede la restituzione delle somme. La cosa oltretutto rischia di fare ancora da eco: “Mi riservo di effettuare le segnalazioni all’Anac – aggiunge ancora il segretario generale del municipio – all’esito della chiusura di questa istruttoria”. L’Anac è l’autorità nazionale anticorruzione che ha potere sanzionatorio nel caso di violazioni relativamente alle leggi sulla trasparenza da parte dei dipendenti pubblici. Si parla di indennità da restituire a cavallo tra due legislature che si avvicendarono in quei due anni pari al 30 per cento: in ballo qualcosa come 441 mila euro. Soldi che secondo la dirigente Mistretta non si sarebbero potute liquidare perchè il Comune in quegli anni sforò il patto di stabilità e che effettivamente inizialmente vennero trattenute, salvo poi essere state comunque liquidate nel 2014 in seguito ad un parere dell’allora segretario generale del Comune Cristofaro Ricupati. Oggi la dirigente richiede indietro quelle somme in quanto, sulla scorta anche di un pronunciamento della corte dei conti, gli amministratori e consiglieri dell’epoca non impugnarono il taglio nonostante fosse stata dichiarata l’incostituzionalità del decreto legislativo che sanciva anche le sanzioni per lo sforamento del patto. Nel merito Ricupati è tornato a difendere il suo operato, sconfessando di fatto l’alta burocrate del Comune e la Corte dei conti: “E’ privo di fondamento in fatto e di diritto che fosse necessario impugnare il provvedimento del taglio dell’indennità”. E cita un’altra noma che Ricupati ritiene paragonabile a quella che ha coinvolto amministratori e consiglieri ma che invece riguarda i dipendenti pubblici: “In provincia di Trapani altri Comuni si sono determinati per la restituzione della doverosa trattenuta”. Così però non l’ha pensata la corte dei conti che, chiamata a esprimere un parere su richiesta dell’allora sindaco di Trapani Mimmo Fazio, sostenne sostanzialmente che per restituire tali somme sarebbe stato necessario un’impugnativa da parte degli organi politico-amministrativi. Intanto l’ex sindaco Sebastiano Bonventre, che insieme al suo predecessore Giacomo Scala è stato raggiunto dal provvedimento, anticipa qualsiasi pubblicazione e senza problemi rende nota la cifra da restituire, all’incirca 12 mila euro. Però ammette di non aver gradito l’azione del Comune: “Se dovrò restituire la cifra lo farò – precisa – ma ritengo le motivazioni addotte dalla dirigente fuori luogo. Ho rinunciato a diverse mensilità durante il mio mandato e non ho nemmeno richiesto la buonuscita che mi sarebbe spettata da amministratore”. Scala si limita invece ad un “no comment”.