Alcamo, incendio Monte Porcello: giovane rinviato a giudizio dopo i domiciliari

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Il prossimo 5 giugno dovrà comparire davanti al giudice monocratico del tribunale di Sciacca: si tratta dell’alcamese Fabio Milazzo (nella foto), 21 anni, incensurato e studente universitario, arrestato lo scorso agosto perchè accusato di essere stato l’autore di uno degli incendi più devastanti dell’estate scorsa nella provincia di Trapani, quello in contrada Monte Porcello in area demaniale a Salaparuta.

Pare che il giovane stesse lavorando in  un terreno di famiglia e lo stesse ripulendo dalle sterpaglie dandogli fuoco, ma stando ai primi accertamenti il fuoco è “scappato”, come si dice in gergo, in pratica si è improvvisamente esteso sino a distruggere qualcosa come 54 ettari di superficie boscata. Il legale di Milazzo, Vito Mancuso, ha sempre professato la sua innocenza ed è convinto di poterlo provare.

Il 21enne alcamese è stato rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Sciacca che è competente nel territorio dove è avvenuto il devastante incendio. Oltretutto Milazzo è stato al centro anche di una “contesa” giudiziaria in questi mesi: lo scorso 7 aprile è scattata per lui la misura dei domiciliari in seguito ad un provvedimento emesso dal tribunale del riesame, chiamato ad esprimersi dopo che il Gip aveva tolto ogni misura cautelare nei confronti del giovane.

A sua volta, contro il provvedimento dei domiciliari, si è appellato il legale dell’alcamese con ricorso in Cassazione che è stato respinto. Il bosco di “Monte Porcello” è un polmone verde che ospitava anche specie esotiche andate in cenere. Per la Forestale e i carabinieri di Castelvetrano a provocare l’incendio sarebbe stato proprio il 21enne, iscritto al secondo anno del corso di laurea in ingegneria chimica presso l’università di Palermo.

Chi lo conosce lo descrive come un giovane generoso e per bene e che mai e poi mai avrebbe appiccato un incendio trasformandosi in uno dei tanti piromani che scorazzano per tutta Italia, nel meridione in particolare, che hanno distrutto migliaia di ettari di verde e in qualche caso anche vite umane. E forse l’eccesso di generosità lo ha spinto ad andare assieme al fratello a lavorare su un terreno di proprietà della sua famiglia che si trova ai confini tra Salaparuta e Gibellina.

La sua è un a famiglia di agricoltori e Fabio MIlazzo, nonostante l’impegno che comporta la facoltà di ingegneria, durante le vacanze e nel tempo libero, è sempre disponibile ad andare a lavorare sui campi della sua famiglia. Sembra che il fuoco quel giorno si sia propagato improvvisamente a causa del forte vento di scirocco che spirava quel giorno.

Lui nega di avere appiccato il fuoco e vive questa vicenda come un incubo. Il suo avvocato sostiene la stessa tesi: “Non ha appiccato alcun fuoco – dice l’avvocato Mancuso – perché Fabio le erbacce le stava estirpando con le mani e stava anche togliendo pietre dal terreno e lo dimostreremo in tutte le sedi”.