C’è una interrogazione, presentata da Ignazio Caldarella lo scorso 19 giugno, “sullo stato di collasso totale della situazione idrica”. L’interrogazione ancora è senza risposta. E qui si innesca il ballo dei solleciti. Giuseppe Scibilia, presidente del consiglio comunale, ha chiesto l’intervento del commissario Giovanni Arnone, sollecitando risposte all’interrogazione. Il commissario Arnone ha girato la richiesta al Servizio acquedotti. Ora si attendono chiarimenti, ma non si sa quando arriveranno, su una delle peggiori crisi dell’erogazione idrica della storia recente della città di Alcamo. Sono saltate da diversi mesi le regolarità, (4-5 giorni), dell’erogazione dell’acqua. Sono fiorite le polemiche e gli interrogativi sui misteri dell’acqua. Misteri sui quali intendono fare luce le indagini dei carabinieri, dove il Comune ha presentato un esposto. Intanto la città soffre. La Terza commissione consiliare convoca audizioni e prende le difesa su un defenestrato impiegato da anni al Servizio acquedotti poiché la sensazione è quella che si voglia scaricare, da parte delle cosiddette figure apicali, responsabilità su altri. Insomma un vero e proprio groviglio da dipanare. Una impellente necessità di fare chiarezza e riferire ai cittadini lo stato dell’arte di un servizio essenziale. Insomma l’acqua è un bene pubblico come ha stabilito la Regione. Ad Alcamo, zona extraterritoriale, l’acqua è un “bene privato” pagato a caro prezzo i cui rifornimenti arrivano anche attraverso autobotti private. Ma il ballo dei solleciti sarà sufficiente a per fare chiarezza? Un fatto appare è certo. L’acquisto di acqua da Montescuro sembra farà aumentare notevolmente i costi come si evince da relazioni. “L’integrazione della portata idrica con l’acqua proveniente da Montescuro ovest – è scritto nella relazione- in tre mesi è costata 275 mila e 829 euro, mentre la spesa trimestrale con Cannizzaro era di 100 mila euro”. E “nonostante l’integrazione idrica non veniva garantita ugualmente una regolare turnazione alla cittadinanza alcamese a causa delle continue interruzioni e guasti all’impianto di Siciliacque come da segnalazioni pervenute a questo Ente”. In un’azienda che si rispetti quando vengono accertate responsabilità delle figure apicali scattano i provvedimenti consequenziali. Ad Alcamo da sempre vige l’immunità. E’ il popolo a pagare disagi e disservizi, fino a quando non perde la pazienta.
Di Giuseppe Maniscalchi