Sotto l’albero di Natale altro che regali ma vero e proprio carbone per 30 ex consiglieri comunali, ancora oggi qualcuno di loro in carica. L’assessorato regionale alle Autonomie locali, in seguito ad accertamenti fatti dalla procura della Corte dei conti, pretende che gli esponenti dell’assise che hanno seduto sugli scranni del palazzo di città nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016, quindi a cavallo tra la legislatura del sindaco Sebastiano Bonventre e quella successiva del commissario straordinario Giovanni Arnone, restituiscano all’incirca 170 mila euro. Un ex consigliere, a cui è stato richiesto di restituire 7 mila euro, all’atto di notifica si è sentito male ed è stato costretto a fare ricorso alle cure dell’ospedale. Nel referto dei sanitari del “Santo Vito e Santo Spirito” di Alcamo si certifica “palpitazioni da stato di agitazione in seguito ad una notizia ricevuta”, quella per l’appunto dell’atto di notifica. In pratica dagli uffici comunali sarebbe stato fatto un calcolo errato sulla quantificazione del gettone di presenza da corrispondere per ogni singola seduta di consiglio e di commissione consiliare. Considerato che in quel lasso di tempo al palazzo di città si facevano vere e proprie abbuffate di gettoni, con diversi consiglieri in grado anche di arrivare al tetto massimo percepibile di circa mille euro al mese stabilito con una legge regionale del 2012, il mega rimborso è abbastanza lampante. I consiglieri più presenti, tra seduta d’assise e commissioni, dovranno rimborsare a testa cifra tra 8 e 12 mila euro. E lo dovranno fare in fretta, esattamente entro i prossimi 30 giorni: “Decorso infruttuosamente questo termine – sottolinea la dirigente della Direzione 2 Affari generali del Comune, Giovanna Mistretta – sarà dato mandato all’Avvocatura del Comune per il recupero giudiziale di quanto spettante a questo ente, con inevitabile aggravio di spese”. L’inghippo sarebbe tutto attorno al calcolo del gettone stabilito già a partire dal 2012 in seguito allo sforamento del Patto di stabilità che si è ripetuto sino al 2014 e che comportava all’epoca il taglio delle indennità per consiglieri e amministratori del 30 per cento dell’indennità. Dall’1 gennaio 2012 al 31 dicembre del 2015, sulla base dell’applicazione di questa riduzione, sarebbe stato commesso l’errore di liquidare 6 euro in più rispetto a quanto dovuto. In buona sostanza l’applicazione della riduzione del 30 per cento per effetto dello sforamento del patto di stabilità doveva essere fatta sull’importo di 78 euro e non di 86, come calcolato all’epoca dalla segreteria generale del Comune. Una riduzione che doveva essere stabilita sulla base di un ricalcolo per un adeguamento Istat e per effetto della riduzione del 10 per cento dell’indennità determinata nel 2006 da una legge nazionale. In pratica ai consiglieri andava riconosciuto in realtà un gettone di 54 euro e non di 60, come liquidato nell’arco di tutti questi anni. Ad accorgersi di tutto, con conseguente notifica al Comune, è stata la Procura regionale della Corte dei conti: “Da tale errata riduzione – sostiene il funzionario direttivo dell’assessorato regionale delle Autonomie locali, Giovanni Cocco – ne deriva un indebito percepimento del gettone di presenza per gli anni 2012-2015”. A confermare tutto la sentenza emessa dalla sezione giurisdizionale della Corte dei conti che ha determinato l’importo massimo erogabile ai consiglieri comunali, confermando quindi il pagamento in eccesso. Indagine che è andata avanti sino al 2016 facendo venir fuori anche un punto a favore dei consiglieri stessi: sempre la Procura della corte dei conti ha accertato che nel 2015 il Patto di stabilità venne rispettato dal Comune e dunque il gettone di presenza da liquidare doveva essere ripristinato a 78 euro mentre il Comune continuò a liquidarne 60. Quindi nel computo del ricalcolo dell’indennità è stato considerato anche questo errore per difetto già decurtato dalla somma che ciascun consigliere dovrà restituire. “Durante la legislatura passata – afferma Giuseppe Scibilia, all’epoca presidente del consiglio – eravamo confortati dai pareri degli uffici nel calcolo del gettone di presenza che tra l’altro non compete sicuramente stabilire all’organo politico bensì a quello tecnico. Noi ci siamo rimessi a quanto veniva detto dagli uffici. Credo che se errore c’è stato non potrà pagare solo il consigliere comunale. L’intenzione è quella di presentare un ricorso collettivo”.00