Alcamo-Esercito Asu, molti operai generici ma si cerca la stabilizzazione

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Sono 174 soltanto al Comune di Alcamo, costano alle casse regionali quasi 5 milioni di euro l’anno. Il loro futuro si gioca proprio in questi giorni: stiamo parlando dei “famosi” Asu, categoria di precari che cerca una collocazione stabile e soprattutto una “regolamentazione” della loro posizione contrattuale. Il Comune di Alcamo in questi giorni ha risposto alla sollecitazione dell’assessorato regionale alle Autonomie locali che ha chiesto di conoscere la “mappa” precisa di questo bacino, particolarmente florido nella città in cui il clientelismo della politica a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 non ha certo tirato la mano indietro. La Regione, con tali informazioni, ha intenzione di creare un programma di fuoriuscita di questa platea. Non è che al Comune di Alcamo, a  dire il vero, ci siano grandi spazi di manovra per trovare un’eventuale ricollocazione di questo piccolo esercito. Come infatti attestato dalla giunta guidata dal sindaco Domenico Surdi allo stato attuale il municipio non ha attivato alcuna iniziativa lavorativa e occupazionale derivante da finanziamenti con fondi strutturali della Comunità Europea, dello Stato, della Regione Sicilia e da programmazione negoziata; non è stata programmata alcuna esternalizzazione di servizi, né tantomeno ci sono servizi internalizzabili. I servizi in gestione esterna rimangono sempre gli stessi e vale a dire la riscossione dell’imposta sulla pubblicità e sui diritti delle pubbliche affissioni e la raccolta e smaltimento dei rifiuti. Dalla fotografia del bacino precario emerge che le attività di supporto alle competenze istituzionali proprie dell’ente, quindi dove vi è impiegato personale non dipendente, riguardano gli uffici Anagrafe, Stato Civile, Elettorale, Urbanistica, Polizia Municipale, Gestione del territorio, servizi sociali e alla persona. Due in particolare i tipi di Asu che si trovano al Comune. Una parte di essi appartiene all’ex circolare assessoriale numero 331/99: sono 47 unità e ben 22 sono qualificabili come lavoratori generici mentre le restanti 25 unità presentano qualificazioni e attestazioni che spaziano dagli assistenti all’infanzia agli operatori informatici, dai ragionieri agli insegnanti. L’altra parte di lavoratori è inquadrata nella fascia dei “lavoratori transitori regionali”, già a carico del fondo nazionale: in questo caso sono 127 e solo 54 di loro hanno competenze specifiche come nel primo caso, gli altri invece sono operai generici. L’amministrazione comunale, nella delibera, “difende” questa categoria sostenendo che sono tutti utili e non è in atto alcuna procedura di mobilità o piano di esubero. “I nostri Asu sono già inseriti nei vari uffici e li possiamo considerare davvero come lavoratori dipendenti veri e proprio – precisa l’assessore al Personale Fabio Butera -, ma hanno orari e contratti inappropriati”.