Si rimboccano le maniche e sono pronti a continuare la loro battaglia in tutte le sedi i componenti del comitato Articolo 25, formato da una cinquantina di persone che hanno realizzato abusivamente gli immobili e non hanno mai presentato istanza di sanatoria quando in alcuni casi poteva essere fatto. Gli immobili interessati sono un centinaio e i componenti l’articolo 25, del quale è stato promotore l’ex consigliere comunale Ignazio Caldarella, hanno indetto una riunione con il proposito di chiedere un incontro con i dirigenti comunali Venerando Russo, Urbanistica e Sebastiano Luppino, Patrimonio e Beni confiscati. Questi dopo l’esame di vari norme hanno respinto il ricorso deli abusivi, contro “le diffide del Comune per la consegna degli immobili e il pagamento dell’indennità di occupazione sine titulo del bene già acquisito al patrimonio comunale”. Nella lettera di risposta agli abusivi scrivono i due dirigenti: “di confermare la correttezza degli atti emanati dall’ufficio, che si inquadrano nell’assetto normativo e fattuale afferente i beni in questione”. In particolare Russo e Luppino sottolineano che: “Gli immobili oggetto di pagamento risultano acquisiti al patrimonio comunale. “Legittimamente dunque il Comune ha richiesto a coloro i quali continuano ad occuparli di corrispondere al legittimo proprietario (ndr il Comune) un indennizzo per l’occupazione di fatto sine titulo”. “Non contestiamo – dice Ignazio Caldarella l’acquisizione, prevista dalla legge, quanto gli indennizzi per l’occupazione che dimostreremo sono esosi e vanno rivisti verso il basso”. Secondo il Comune invece “nessuno degli occupanti di tali immobili abusivi è titolare del diritto di abitazione con la conseguenza che non risulta fondata la richiesta di determinare il canone per l’occupazione in questione sulla base dei criteri previsti dalla norma regionale”. La battaglia a colpi di carta bollata è destinata a continuare per scongiurare di perdere la casa, costruita con duri sacrifici ma della quale hanno perso la proprietà e che i figli non potranno ereditare. Tale vicenda è emblematica poiché ora tutti i nodi della devastazione del territorio alcamese, a partire dalla seconda metà degli anni sessanta, stanno via via venendo al pettine con lo spauracchio per il futuro dell’impiego anche delle ruspe.