Alcamo, Dalila Adragna resta bloccata in Cina

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Una telefonata ricevuta dall’ambasciata italiana aveva aperto il cuore alla speranza di potere rientrare in Italia. Ma la delusione di Dalila Adragna, la dottoressa in lingua cinese e inglese, è stata grande quando dall’altro capo del telefono si è sentita chiedere “se fosse rientrata in Italia”. Dalila ha detto di trovarsi “ancora a Chengdu”. Al 17esimo piano di un albergo, pagato a sue spese, dove ha vissuto attimi di terrore “quando ho visto ondeggiare, 24 ore fa, l’albergo a causa di una scossa di terremoto del quinto grado della scala Richter”. La stessa ambasciata le ha consigliato “percorsi alternativi per potere rientrate in Italia”. E questo suggerimento è stato l’animato argomento della conversazione, di ieri vero le 11,30 tra il papà di Dalila Adragna, Gino e un funzionario della Farnesina che fa parte dell’Unità di crisi. A Gino Adragna è stato consigliato “di far partire la figlia con scalo alternativo avendo l’Italia bloccato i voli e poi da lì raggiungere un aeroporto italiano”. E se in quello scalo ha chiesto Gino Adragna mia figlia viene posta in quarantena? A questa domanda l’interlocutore della Farnesina non ha saputo dare risposta, come risulta dalla registrazione della telefonata. “Mi hanno consigliato – dice Gino Adragna – di inviare una e-mail alla Farnesina per illustrare la situazione. Ma tutto mi sembra in alto mare”. “Siamo stati lasciati soli – afferma singhiozzante la mamma Antonella Lippo – mi rivolgo a tutte le Istituzioni: fate in modo che Dalila torni al più presto in Italia e quindi ad Alcamo. Non vediamo l’ora di riabbracciarla. Lei ci dice di stare bene”. Quasi segregata al 17esimo piano di un albergo della citta di Chengdu, situata nel sud est della Cina a oltre mille chilometri da Wuhan, la metropoli diventata tristemente famosa a causa dell’epidemia del coronavirus. Spettrale viene descritta anche Chengdu, dove si trova da quattro mesi Dalila Adragna, una delle tante migliaia di eccellenze italiane costrette ad andare all’estero per crearsi un lavoro e quindi un avvenire. Nessuno aiuto fino ad oggi ha ricevuto dallo Stato italiano. Stava per lasciare la Cina quando in aeroporto è giunta la notizia che l’Italia aveva bloccato i voli. Prima ospitata in un albergo, messo a disposizione dalla compagnia aerea ma con gravissime carenze igieniche, tanto da costringere Dalila a cercarne uno a sue spese. Le valigie rimaste in aeroporto e la ragazza non ha biancheria e abiti per potersi cambiare. Cresce l’angoscia nella famiglia Adragna-Lippo che ha ricevuto tantissima solidarietà e che ora attende il ritorno della figlia, diventato un vero e proprio rebus internazionale, con una sorta di scaricabarile da parte delle Istituzioni delegando tutto ai famigliari. “Lo Stato italiano- dice Antonella Lippo – non può abbandonare tutte quelle persone che intendono fare ritorno dalla Cina”.