Anche il mese di maggio è volato via all’interno delle stanze del palazzo municipale di Alcamo dove però sembra che si rimane sordi al problema dell’abbattimento dei costi della politica. Specie per quanto concerne le tante invise commissioni consiliari che continuano ad essere convocate a ritmi vertiginosi e per affrontare un solo punto all’ordine del giorno per ogni seduta. Nonostante le belle parole non è cambiato nulla dalle parti delle stanze dei bottoni dove il tempo non sembra per nulla scorrere e ciò che accade al di fuori di quelle quattro mura rimbalza come se ci fossero pareti di gomma. A maggio la solfa è sempre stata la stessa: si è chiuso con il Comune che dovrà scucire ben 352 gettoni di presenza, pari al numero delle presenze dei consiglieri comunali nelle varie sedute convocate dalle commissioni e del civico consesso. A costare alla collettività questa mole di lavoro degli esponenti dell’assise poco più di 21 mila euro, stesso identico trend sostanzialmente dei mesi scorsi. Situazione che, onestamente, sembra stridere con altri provvedimenti del Comune: tagli alla festa della patrona, tagli all’acquisto di materiale di cancelleria per gli uffici, contratti dei precari in bilico perché si sfora il patto di stabilità e, dulcis in fundo, aumenti di tributi in alcuni casi come per la Tares. Ben 7 i consiglieri che addirittura hanno sforato il tetto massimo di emolumenti fissato in circa 950 euro in base alla legge regionale 30 del 2000: si tratta di Ignazio Caldarella, Leonardo Castrogiovanni, Lorena di Bona, Francesco Ferrarella, Antonio Fundarò, Antonio Pipitone e Francesco Sciacca. Hanno raggranellato, ognuno di loro, tra le 15 e le 17 presenze tra commissioni e consigli comunali. Altri quattro i consiglieri che hanno sfiorato questo “traguardo”: Alessandro Calvaruso, Giuseppe Campisi, Antonio Nicolosi e Marianna Vario. Fanalino di coda il solito Rosario Dario Pirrone che ha racimolato una sola presenza. Consiglieri che per ogni commissione o seduta dell’assise incassano un gettone di presenza equivalente a 60 euro. Quindi, al netto dei rimborsi dovuti per eventuali assenze dal lavoro da parte dei componenti, ogni commissione convocata costa alle casse del Comune quasi 500 euro. Se si considera che mediamente, tra commissioni e consigli comunali, ogni mese si riescono a raggranellare dalle 16 alle 17 sedute, il conto si capisce subito perché è così salato. I costi del consiglio comunale sono davvero esorbitanti se si considera anche che nel 2013, solo per i rimborsi, Il Comune ha dovuto stanziare dal proprio bilancio ben 130 mila euro. Oggi questi gettoni di presenza appesantiscono il bilancio comunale per effetto di una decisione che risale al 2002. In sostanza nel dicembre di quell’anno il consiglio comunale deliberò di aumentarsi il gettone da 53 a ben 80 euro, con una impennata quindi del 75 per cento, poi abbassato alle attuali 60 euro.
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