Alcamo-Corsi di formazione, l’Anfe tra gli enti più gettonati

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Un pozzo senza fondo che negli ultimi dieci anni ha inghiottito qualcosa come 4 miliardi di euro con il risultato di non avere praticamente creato nuovi posti di lavoro, ma fatto fortune politiche poiché le clientele nei corsi di formazione erano all’ordine del giorno come dimostrano le tante inchieste da Palermo a Catania, da Messina e ora a Trapani. Corsi di formazione per insegnare un lavoro a tanti giovani. Corsi di formazione dove spesso venivano ingaggiate tantissime persone, con vari incarichi, e su segnalazione del politico di turno. Una voragine che ha creato false illusioni per un modo quello della formazione, dove si parla sempre di riforme che non arrivano mai. Perché non riaprire le scuole di arti e mestieri? Oggi in Italia ci sono ben un milione di posti di lavoro disponibili in settori come carpenteria, meccanici, rilegatori, falegnami, ebanisti, saldatori etc.. Posti di lavoro che si perdono quando viene puntualmente alla ribalta l’ennesimo scandalo, l’ennesima truffa. E oggi infatti le prime vittime dell’indagine della guardia di Finanza di Trapani su Paolo Genco di Salemi,  legale rappresentante dell’Anfe, Associazione nazionale famiglie emigrate, sono quei 700 dipendenti da oltre un anno senza stipendio e a rischio licenziamento, come è avvenuto per lo Ial e come è avvenuto anche per molti alcamesi, impegnati in vari corsi che si svolgevano nella via Pia Opera Pastore. Ad Alcamo oggi nella sede della via Balatelle funziona un corso la cui sigla è Oif in quota Anfe. Si tratta di corsi  formativi rivolti ai minori con obbligo scolastico. L’Anfe in passato ha gestito ad Alcamo corsi di formazione. Da oltre un anno gli impiegati alcamesi, così come molti dei loro colleghi, sono in cassa integrazione. L’Anfe conta 700 dipendenti e dopo l’arresto di Genco, al quale sono stati concessi i domiciliari, rischia la revoca dell’accreditamento. Il presidente della Regione Rosario Crocetta però assicura “che i lavoratori saranno difesi”: “Obbligheremo in qualsiasi modo gli altri enti che subentreranno nei corsi o che hanno avuto i finanziamenti al posto dell’Anfe nel nuovo bando a garantire un contratto ai dipendenti che rischiano di rimanere senza lavoro – dice Crocetta – è questa la grande battaglia che dobbiamo adesso affrontare. Garantire il lavoro dei tanti che sono stati traditi da chi ha fatto fortuna con soldi destinati alla formazione”. Paolo Genco per i corsi avrebbe percepito 16 milioni l’anno. Intanto, però, le indagini della guardia di Finanza di Trapani, che dal 2010 al 2013 ha esaminato attentamente montagne di fatture, hanno fatto emergere una truffa che mette a rischio la continuazione dell’attività dell’Anfe per come è già accaduto per tanti altri corsi di formazione. Il meccanismo scoperto dalla Guardia di Finanza, era stato ben studiato e Genco con la complicità del palermitano Baldassare Di Giovanni, titolare di due ditte, avrebbero fatto apparire forniture di beni e servizi, mai avvenute. La Finanza ha esaminato le pratiche per contributi pubblici per 53 milioni. Con i soldi truffati, oltre due milioni, Paolo Genco, avrebbe acquistato 41 immobili ora posti sotto sequestro, in parte intestati a società e in parte ad una dipendente dell’Anfe, finita assieme ad altre sei persone sotto inchiesta. E alcuni immobili sarebbero stati affittati alla stessa Anfe per lo svolgimento di corsi.  L’indagine che ha portato Genco e Di Giovanni ai domiciliari sarebbe scattata un paio di anni fa dopo l’esposto presentato a Catania da alcuni corsisti che lamentavano di non avere ricevuto le indennità di frequenza e di avere praticamente lavorato in nero. L’entità della truffa ammonterebbe a due milioni di euro.

Intanto questa mattina Paolo Genco si è autosospeso dalle funzioni di presidente nazionale e regionale dell’Anfe, in attesa degli sviluppi della vicenda giudiziaria.