Alcamo, condanna definitiva per mafia: in carcere Filippo di Maria

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Deve scontare 10 anni, 5 mesi e 25 giorni di reclusione perché ritenuto colpevole, con sentenza passata in giudicato, e quindi definitiva, per i reati di associazione mafiosa ed estorsione aggravata dalla modalità mafiosa. Filippo Di Maria, pregiudicato alcamese di 55 anni, è stato raggiunto da un’ordinanza di esecuzione per la carcerazione emessa dalla procura di Trapani, eseguita ieri sera dalla squadra mobile di Trapani e dal commissariato di P.S. di Alcamo. L’uomo fu coinvolto nell’operazione, coordinata dalla DDA di Palermo, “Dioscuri”,  che portò, nel 2009, alla decapitazione della cosca di Alcamo, con l’arresto di dieci soggetti di spicco della famiglia mafiosa, perché ritenuti responsabili di associazione mafiosa, estorsione plurima, incendio plurimo, danneggiamento, detenzione illegale di armi ed esplosivi, ricettazione. In particolare, le indagini, che erano state avviate nel 2006, portarono alla luce il ruolo dei reggenti del clan nel territorio di Alcamo, già a partire dal 2004, di Diego Melodia e del fratello Nicolò, già pluricondannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p.; padre, quest’ultimo di Antonino, capo indiscusso del mandamento alcamese per alcuni anni, e di Ignazio 60 anni, detto “il dottore” per la professione di medico che svolgeva in città, anch’egli riconosciuto come uomo d’onore. Entrambi i fratelli erano stati colpiti da pesanti condanne a pene detentive. Secondo la ricostruzione operata allora dagli inquirenti, anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, l’ultraottantenne Nicolò era arrivato al vertice della cosca di Alcamo, dopo l’arresto dei suoi due figli Antonino e Ignazio, ma il fratello Diego aveva tentato di rivendicare la leadership, anche grazie alla cooptazione di diversi affiliati, scelti tra gli elementi più spregiudicati della locale famiglia mafiosa.Una fase di riorganizzazione in cui si erano, in pratica, contrapposte due fazioni che – pur mantenendo una formale unitarietà e omogeneità – si contendevano la spartizione delle attività estorsive a danno di commercianti ed imprenditori di Alcamo. In questo contesto si inserisce Filippo Di Maria quale uomo di fiducia dell’anziano boss Nicolò Melodia, per conto del quale si occupava di riscuotere le tangenti dagli imprenditori locali.