Alcamo, Comune a caccia disperata di soldi

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Il Comune di Alcamo a caccia di soldi. Ma soprattutto a caccia di quei crediti che vanta da tempo e che ancora non sono stati riscossi. L’obiettivo è quello di garantire più cassa possibile al Comune in vista dell’approvazione del bilancio e della copertura soprattutto di quello squilibrio finanziario di 1,3 milioni di euro frutto della recente manovra del consiglio comunale di tagli alle aliquote Tasi proposte dalla giunta che hanno ridotto la capacità di riscossione dell’ente. Si è già concretizzato il blocco della spesa, che quindi impone agli uffici le spese indifferibili e necessarie, e quasi sicuramente si prevedono altri dolorosi tagli. Proprio in quest’ottica l’assessore all’economia, Antonino Manno, ha dato mandato ai dirigenti dei vari Settori di attivarsi per fare una verifica dei crediti vantati dal Comune. L’assessore ha dato cinque giorni di tempo ai funzionari per portare il resoconto analitico nel suo tavolo. Intanto già una prima ricognizione è stata effettuata e ci sono delle somme già maturate come crediti accertate dall’amministrazione comunale per alcune cause vinte con privati e ditte. Si tratta di crediti vantati nell’ambito di controversie attivate con Riggi, Mattatresa, Pegaso, Adragna, Capi, Spinò e Stellino. “La ragioneria – sostiene Manno – è stata incaricata di provvedere sollecitamente al corretto inquadramento contabile di tali somme”. Un metodo per raschiare il fondo del barile ed effettuare meno tagli possibili alla manovra finanziaria del Comune che comporterebbe altre scelte dolorose anche in termini di servizi per la cittadinanza. Nel corso di un recente vertice tra tutti i capigruppo consiliari è stato comunque già deciso di evitare scelte dolorose tanto che è stato stabilito di attingere in parte, per rientrare dal “buco” da 1,3 mln di euro, dall’avanzo di amministrazione che ammonta a circa 9 milioni di euro. In questo contesto è parso acuirsi sempre di più lo scontro a distanza tra i vertici apicali che dirigono i vari Settori del Comune e gli esponenti istituzionali. Le parole pronunciate in questi giorni dal presidente del consiglio Giuseppe Scibilia appaiono un chiaro segno nei confronti proprio dei dirigenti le cui stime di spese e introiti non hanno per nulla convinto il consiglio comunale. Ecco perché i capigruppo hanno proprio voluto toccare questo aspetto: “Gli uffici, a nostro parere, hanno in alcuni casi sovrastimato ed in altri sottostimato – sostiene Scibilia -. Si devono andare a rivedere questi parametri”. Ma non basterà per ripianare l’ammanco da 1,3 milioni di euro previsto proprio dal consiglio quando ha deciso di ridurre l’aliquota per la prima casa inerente la Tari all’1,5 per mille e sulla seconda casa e sui capannoni dallo 0,5 allo 0,75 a seconda dello scaglione reddituale del proprietario.