La grande facciata, in stile barocco, della chiesa del Collegio è il biglietto da visita per coloro i quali transitato per la piazza Ciullo, cuore della città di Alcamo. Le cinque nicchie ospitano santi e arcangeli. Opere d’arte così come quelle ospitate all’interno della chiesa i cui lavori iniziati nel 1684, a cura dei gesuiti, furono ultimati nel 1767. Ma la caduta di calcinacci, avvenuta nel novembre di due anni fa, ha indotto le autorità a chiudere la chiesa, la seconda per grandezza in città, di proprietà del Demanio dello Stato. Il problema sarebbe stato causato dal guano dei colombi, che otturò gli scarichi delle acque piovane. Un lento e inesorabile declino nonostante gli appelli, caduti, sino ad oggi, nel vuoto con il serio rischio che importanti opere d’arte vadano irrimediabilmente perdute. A lanciare ancora una volta l’allarme è il professor Giuseppe di Giovanni, alcamese, ordinario di Tecnologia della facoltà di architettura, università di Palermo, che ha inviato una lettera al Comune, rimasta sino ad oggi senza risposta. Si muove anche la Curia di Trapani, alla quale il Demanio ha dato il nulla osta, e che ha presentato il progetto, di consolidamento e restauro alla Sovrintendenza, che dovrebbe finanziare la Regione. Alle prese dunque con i tempi biblici della politica e burocrazia mentre il degrado ha iniziato ad aggredire beni artistici di notevole valore come la pala del Renda, tele raffiguranti Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio e la Natività. Niente ancora di compromesso ma si deve intervenire subito per salvaguardare opere d’arte. La caduta di calcinacci dalla parente prospicente la via Mazzini, due anni fa, determinò la chiusura della chiesa. Oggi una grande macchia di umidità sulla stessa parete rappresenta l’ennesimo allarme determinato dalle infiltrazioni di acque piovane. Occorre dunque intervenire al più presto per salvaguardare questo importante bene monumentale della città di Alcamo. La domanda ricorrente dei fedeli a padre Filippi: quando potremo tornare al Collegio? Il sacerdote sconsolato allarga le braccia.