Alcamo: caso Spinò, ex consigliere Canzoneri condannato

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ALCAMO. Rischiano di costare caro le parole dell’allora consigliere comunale e dirigente sindacale Giuseppe Canzoneri pronunciate nel 2011 durante una seduta dell’assemblea municipale nei riguardi dell’ex dipendente comunale Antonino Spinò. Quest’ultimo presenterà una richiesta di risarcimento danni per un ammontare di 20 mila euro. Adesso dovrà pronunciate il tribunale in sede civile dopo che proprio in questi giorni il giudice di pace di Alcamo ha condannato Canzoneri per diffamazione: per lui già una multa da 800 euro e il pagamento delle spese processuali per altre mille e 300 euro. Questa richiesta di risarcimento è stata elaborata dai legali di Spinò e quantificata in base ai danni morali che il proprio assistito avrebbe subito da quelle famose parole pronunciate da Canzoneri proprio in consiglio comunale, nel febbraio del 2011, nel giorno in cui l’assemblea municipale si trovò di fronte alla delibera di riconoscimento di un debito fuori bilancio per la causa persa dal Comune nei confronti di Spinò il quale aveva proceduto ad una denuncia per mobbing. Canzoneri sostenne che avrebbe votato per senso di responsabilità quel debito ma nel contempo sollecitò l’amministrazione a presentare appello in quanto, secondo quanto risultava allo stesso Canzoneri che aveva guardato da vicino il caso in quanto dirigente sindacale, non vi era stato alcun caso di mobbing. Dichiarazioni ritenute lesive della reputazione di Spinò il quale ha sostenuto che Canzoneri era perfettamente al corrente dei diversi casi di mobbing che vi erano stati al Comune. Tesi accolta dal giudice di pace in base al dispositivo appena pubblicato: entro 30 giorni dovrà essere depositata la motivazione. Quello dello scontro tra Spinò e il Comune di Alcamo è un caso che si trascina da lunghissimo tempo e che ancora oggi porta dietro i suoi strascichi. Il Comune alcamese recentemente si è rivalso nei confronti del suo stesso ex subordinato. L’amministrazione comunale ha attivato una procedura coatta nei confronti di Spinò chiedendo la restituzione di circa 13 mila euro. Provvedimento frutto della recente sentenza della Corte d’Appello che ha riformato il primo grado di giudizio nell’ambito di questo lunghissimo e intricato processo che ha escluso la colpevolezza del Comune per mobbing. In primo grado, invece, l’ente municipale era stato condannato a versare 30 mila euro quale risarcimento danni per azioni vessatorie riconosciute nei confronti del suo ex dipendente, somma che fu regolarmente versata. In appello questa accusa però non ha retto. Ecco perché a Spinò è stato riconosciuto un risarcimento di soli 17 mila euro per “responsabilità di natura contrattuale”.