Alcamo: Caso Asu sospese, chiesta la testa dei dirigenti del Comune

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ALCAMO. Torna nell’occhio del ciclone l’apparato dirigenziale del Comune di Alcamo. La recente sentenza inerente le due lavoratrici Asu sospese dal Comune e per cui il tribunale del lavoro ha ordinato l’immediata reintegrazione suscita un gran vespaio di polemiche su presunte azioni ritenute illegittime e di possibili abusi di potere da parte del governo cittadino e degli uffici che hanno ratificato il provvedimento. Il gruppo consiliare di Area Democratica, composto da Lorena Di Bona, Gaetano Intravaia e Antonio Pipitone, chiedono la testa dei dirigenti e dei funzionari che hanno avallato questa sospensione delle lavoratrici. In un’interrogazione i tre esponenti del civico consesso sollecitano il sindaco a verificare eventuali comportamenti approssimativi posti in essere da parte dell’apparato dirigente del Comune. Nel contempo si ipotizzano possibili danni erariali per l’ente municipale, dal momento che le due lavoratrici hanno già espresso l’intenzione di chiedere un risarcimento danni al Comune e proprio per questo motivo viene chiesto al primo cittadino di porre in essere le “idonee misure”, oltre che la verifica di provvedimenti eventualmente fuorilegge da parte di chi ha operato le sospensioni. Secondo il tribunale del lavoro il Comune di Alcamo non avrebbe anzitutto alcun potere per sanzionare questa categoria di lavoratori in quanto effettivamente dipendenti della Regione e quindi soltanto “distaccati” al Comune. Per le due lavoratrici le contestazioni principali a vario titolo erano state quelle di “assenza ingiustificata” e di “inottemperanza all’ordine di servizio” da parte del segretario generale del Comune. “La Regione, con ben due comunicazioni dirette al Comune di Alcamo, – ha precisato il giudice del lavoro di Trapani – non solo ha ribadito di essere unico soggetto titolare dei poteri sanzionatori, ma ha pure motivato le ragioni per le quali ha ritenuto di non ravvisare alcuna ipotesi di decadenza”. Il tribunale ha quindi imposto al Comune di reimmettere in servizio le due lavoratrici e di riconoscere loro le indennità non corrisposte in questo periodo di sospensione, in un caso a partire da agosto e nell’altro da settembre dello scorso anno. Il ricorso presentato per conto delle due lavoratrici dall’avvocato Damiano Ciacio è stato soltanto parzialmente accolto. Infatti il tribunale ha evidenziato che non ha competenze in merito per riconoscere la domanda di risarcimento danni che è stata contestualmente presentata, sottolineando che la competenza sarà del tribunale ordinario. Sotto questo aspetto il Comune potrebbero essere dolori: per danni morali, biologici e d’immagine le due Asu hanno avanzato una richiesta di risarcimento complessiva di ben 140 mila euro.