Sembra essere finito il calvario giudiziario per un’ex Asu alcamese, oggi contrattista, che ha dovuto affrontare ben 3 dibattimenti nelle aule dei tribunali tutti contro i vertici apicali del municipio di Alcamo. L’ultimo si è concluso con la sua assoluzione al tribunale di Trapani per una causa intentata contro di lei dall’allora segretario generale del Comune, Cristofaro Ricupati, che l’aveva citata per calunnia.
Il giudice monocratico, Gianluigi Visco, ha assolto la donna, Anna Maria Pizzitola (nella foto), 52 anni, con la formula che “il fatto non sussiste”. L’episodio finito al centro del processo risale al maggio del 2011 quando la donna denunciò ai carabinieri lo stesso Ricupati accusandolo di averle rivolto due mesi prima presunte espressioni ingiuriose come “siete tutti inconcludenti (rivolgendosi alla platea dei precari, ndc) e senza di voi il Comune va avanti lo stesso” e “io la mando all’ufficio legale e vada a farsi fottere”.
Dalle indagini dei carabinieri venne fuori però che il giorno in cui la Pizzitola sostenne di essere stata oggetto di queste accuse addirittura non era nemmeno in servizio. Da qui vi fu il rinvio a giudizio nel 2014 ma a distanza di 3 anni la 52enne, difesa dall’avvocato Giuseppe Bongiorno di Castelvetrano, ha incassato l’ennesima assoluzione. Ora si dovranno attendere 90 giorni per il deposito delle motivazioni.
Un rapporto turbolento quello tra la Pizzitola e certa alta burocrazia del municipio: già un’altra volta la donna era finita nell’occhio del ciclone ma in qualità di responsabile di una cooperativa. Nei suoi confronti era stato addirittura prospettato il licenziamento per delle presunte “frasi ingiuriose” proferite nei confronti della dirigenza del Comune e dell’amministrazione.
Nei due gradi di giudizio però, presso il giudice del lavoro, l’ha spuntata. In appello venne del tutto cancellata la sanzione nei suoi confronti: per il giudice non doveva essere applicato neanche un giorno di sospensione. Questa storia risale al 2011 e si lega in qualche modo al presunto scandalo della Curia trapanese per l’affitto di un locale in piazza Mercato concesso al Comune e finito al centro della vicenda sulla compravendita illegittima di immobili della chiesa alcamese.
La Pizzitola, all’epoca amministratrice della cooperativa “Raggio di sole”, fu chiamata in causa in quanto alla stessa cooperativa era stato dato in comodato d’uso questo locale. Scattò l’inchiesta e il Comune fece richiesta di “accesso forzoso” all’interno del locale di piazza Mercato, alla presenza anche della polizia. Durante questa ispezione sarebbe stata percepita una parola che la Pizzitola avrebbe pronunciato: “bastardi”.
I dirigenti del Comune qualche mese dopo emanarono un provvedimento disciplinare sostenendo di essere stati ingiuriati: prima invocarono il licenziamento, poi con l’intervento del sindacato e dell’avvocato della contrattista, fu emanata una sospensione di 4 mesi. Da qui partì il ricorso della stessa Pizzitola in primo grado ottenne un enorme ridimensionamento della sanzione, e in appello venne del tutto assolta.