Alcamo-Assolto ma con beni confiscati, causa in appello

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L’Italia patria del diritto?  Forse si, ma di quello, in tanti casi violato, dove spesso le leggi sono come le convergenze parallele, inventate da Aldo Moro, dove argomenti analoghi corrono accanto ma chiaramente non si incontrano mai. Così da un momento all’altro, assolto da varie accuse,  ti può cascare addosso una disgrazia, come quella della confisca della casa e conseguente sfratto forzoso, e ti ritrovi in mezzo ad una strada senza sapere dove andare. In provincia di Trapani sono una decine le persone indagate, o finite in carcere con l’accusa di mafia. E successivamente assolte “in nome del popolo italiano”. Ma nelle more delle denunce e poi delle assoluzioni definitive, parallelamente corre un altro provvedimento: ovvero il sequestro e la successiva confisca dei propri immobili. Così anche l’uomo della strada si chiede: “Ma se è stato scagionato da tutte le accuse e quindi ha la fedina penale perfettamente pulita, perché gli confiscano la casa e lo buttano fuori ?”.  Interrogativo ancora senza risposta nonostante interrogazioni parlamentari e proposte di disegni di legge per abolire questo mostro giuridico. Ma intanto la via crucis, per il malcapitato continua provocando angosce e giuste attese per la riparazione dei danni. Una vittima di questo meccanismo perverso è l’alcamese Mario Lipari, ex autotrasportatore, che per quasi 40 anni col caldo e col freddo, con la pioggia e con il sole, ha girovagato per le strade d’Italia e con i soldi messi da parte ha realizzato alcuni immobili. Finito in un’inchiesta per mafia una quindicina di anni fa ne è uscito pulito. Nel frattempo, però, contemporaneamente  si è messa in moto un’altra procedura. Culminata prima con la confisca di un appartamento ad Alcamo Marina e oltre un’ anno fa della principale e unica abitazione, divisa con la moglie, nel viale Europa. Agenti in tenuta antisommossa. Presenti tutte le forze dell’ordine che dovevano eseguire il provvedimento, e alla fine Mario Lipari e la moglie furono costretti a lasciare la casa, quasi in mutande. Solo un mese dopo vennero autorizzati a prelevare qualcosa per arredare un appartamento, preso in affitto. Il danno e la beffa. Ora mercoledì prossimo 22 giugno la Corte d’appello di Palermo, esaminerà il ricorso di Mario Lipari per riottenere i suoi beni. Se il ricorso venisse accolto la sentenza non solo farebbe giustizia, ma anche giurisprudenza per gli altri casi di persone stritolate da questo meccanismo perverso. Ovvero tu non hai commesso reati e  Io Stato che fa ? Con una mano ti assolve  con l’altra ti toglie tutto. Una situazione che va immediatamente corretta da parte del legislatore per  mettere fine a questa palese ingiustizia.