Alcamo-Appalto Sprar da “allarme rosso”, Comune verso il rinnovo

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Il Comune di Alcamo avvia le procedure per garantire la prosecuzione del progetto Sprar, il centro di accoglienza per rifugiati, beneficiari di protezione umanitaria e richiedenti asilo. L’appalto per il triennio, del valore di 3,2 milioni di euro, scadrà il prossimo 31 dicembre e la giunta guidata dal sindaco Domenico Surdi ha approvato la delibera che da lì’input agli uffici di garantire il rinnovo del servizio per il prossimo triennio. Si tratta del centro di via Pia Opera Pastore, in atto gestito da Cooperativa Badia Grande e Croce Rossa Italiana, attività finita nell’occhio del ciclone anche ad Alcamo nell’ambito dell’indagine su don Sergio Librizzi, l’ex direttore della Caritas diocesana di Trapani condannato in primo grado a 9 anni di reclusione per concussione e violenza sessuale. Un appalto quindi delicatissimo e su cui già l’ex segretario generale del Comune, Cristofaro Ricupati, aveva segnalato l’allarme rosso: una serie di note e documentazioni sono state inviate alla Procura della Repubblica di Trapani. Il commissario straordinario del Comune, Giovanni Arnone, non volle dare seguito alla documentazione per dare la gestione dello Sprar in partenariato con la Cooperativa “Dimensione Uomo 2000” di Alcamo, ipotesi che era stata inizialmente paventata per la prosecuzione dell’appalto. Nella delibera di questi giorni l’amministrazione comunale, insediatasi nel giugno scorso, ha deciso di garantire la prosecuzione dell’appalto e di avviare le procedure di selezione di uno o più enti attuatori nel rispetto della normativa di riferimento predisponendo apposito avviso pubblico con scadenza il 25 novembre prossimo. Siamo in presenza dunque di un atto delicatissimo. Da considerare che la sezione di polizia giudiziaria della forestale, su disposizione della Procura di Trapani, ha acquisito presso il Comune di Alcamo la documentazione relativa alla gestione dello Sprar. Provvedimento che scaturisce dall’indagine della Procura di Trapani sulla gestione dei centri di accoglienza per migranti in provincia di Trapani. Si tratta di uno dei filoni nati dall’inchiesta su don Librizzi. Tra i primi sviluppi c’è stato quello della chiusura, a Salemi, del centro gestito dalla cooperativa Corf, a causa di una interdittiva antimafia. A Castellammare del Golfo, invece, sotto la lente degli inquirenti è finita l’attività della cooperativa Letizia nel centro allestito presso l’Ipab “Vittorio Emanuele”. Una vicenda davvero agghiacciante in cui è emerso che il prelato aiutava gli immigrati ad avere la documentazione per il riconoscimento dello status di rifugiati dietro prestazioni sessuali. Sulla base delle accuse della Procura don Librizzi risulterebbe essere unico ed incontrastato dominus di una complessa e articolata rete di cooperative, Ipab e società attraverso le quali gestiva in regime monopolistico non solo i centri di accoglienza per extracomunitari ma anche l’intero universo del lavoro ad esso collegato generando e gestendo risorse e lavoro.