Alcamo-Accoglienza immigrati, il Comune raddoppia

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Il Comune di Alcamo “non lascia anzi raddoppia”. E la richiesta del nuovo finanziamento è destinata a trovare accoglimento poiché le prefetture italiane sono sempre alla spasmodica ricerca di trovare nuovi posti per sistemare il flusso continuo e quotidiano dello sbarco di migranti. Come da rapporto delle forze dell’ordine i richiedenti asilo, cioè coloro che fuggono da guerre e persecuzioni,  non supererebbero il 25 per cento degli arrivi e pertanto il rimanente 75 per cento sono clandestini che andrebbero immediatamente rimpatriati. Un’invasione lenta e inesorabile con il rischio, tra qualche anno, di perdere l’identità nazionale.  Dicevamo che il Comune di Alcamo “non lascia anzi raddoppia”. Questo è, infatti, il senso dell’avvio delle procedure per la prosecuzione del progetto Sprar, da tre anni in funzione presso la Pia Opera Pastore che è costato un milione e 800 mila euro. Ovvero 60 mila euro al mese per ospitare una cinquantina di extracomunitari. Il Comune di Alcamo per il prossimo triennio chiede allo Stato 3 milioni e 200 mila euro.  Una spesa di quasi 89 mila euro al mese. Da cinquanta gli ospiti della Pia Opera Pastore passeranno a 90. Va sottolineato che lo Stato concede questi fondi solo per la finalità di accogliere rifugiati, beneficiari di protezione umanitaria e richiedenti asilo. L’aumento del numero degli extracomunitari comporterà  qualche nuova assunzione poiché gli ospiti da assistere saranno di più.  Ad Alcamo allo stato attuale sono circa 200 tra minori e altri ospitati in varie strutture. Presto una trentina torneranno in un albergo locale, dove sono stati completati i lavori di ristrutturazione. Insomma il business dell’accoglienza, che ha dato il via a tante inchieste, è destinato a aumentare in proporzione agli sbarchi sempre più numerosi. Ma non vorremmo che per trovare nuove collocazioni strutture secolari operanti ad Alcamo ed oggi in grosse difficoltà economiche, mettano alla porta anziani ed indigenti alcamesi, spesso soli e con pochi mezzi economici  per far posto agli immigrati poiché lo Stato paga molto di più delle rette che costoro sono in grado di sborsare e per le quali nel recente passato sono intervenuti con propri fondi  il Comune e la Regione.