Due determine dirigenziali con le quali il comune di Alcamo ha affidato gli incarichi per realizzare il progetto esecutivo di potenziamento delle forniture dell’acqua delle sorgenti di Chiusa e Dammusi. Un incarico all’ingegnere Gabriella Vaglica, per un importo di 21 mila euro, mentre al geologo Leonardo Ortoleva è stato affidato lo studio geologico e idrogeologico e delle indagini geofisiche, impegnando 8 mila euro. Gli interventi finalizzati alla manutenzione straordinaria delle opere per potenziare la captazione delle sorgenti. Aggiungendo a queste due sorgenti anche i pozzi di pozzi di Rakali, si ha una portata di 45 litri al secondo.
Facendo una lunga marcia indietro il 24 aprile del 1927 dai rubinetti posti nelle piazze di Alcamo arrivò l’acqua delle sorgenti dello Jato, grazie all’impegno del prefetto Cesare Mori, inviato da Mussolini in Sicilia per combattere la mafia. Vennero realizzati in tre anni e a forza di braccia 23 chilometri di conduttura e relative opere per portare l’acqua ad Alcamo. Oggi in tempi di tecnologia avanzata passano anni e anni prima di completare un’opera pubblica. Dalle sorgenti di Monte Jato e precisamente da Dammusi arrivarono nel 1927 cento litri al secondo. Poi negli anni il Comune di Alcamo non ha saputo fronteggiare con la dovuta fermezza la richiesta dell’uso dell’acqua da altri comuni del Palermitano tanto che piano piano è stata ridotta per essere utilizzata anche da Monreale. Eppure il prefetto Cesare Mori 98 anni fa, pima ancora di Cannizzaro e altro, aveva destinato tutta l’acqua di Dammusi ad Alcamo che successivamente fu utilizzata dal consorzio Alcamo-Castellammare del Golfo sciolto da tempo.