Ad Alcamo il covid vola, contagiato un altro ex sindaco. A Salemi si guarisce in fretta

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Trentanove positivi in più rispetto a lunedì scorso, da 36 a 75 (a una media di quasi 10 casi al giorno), ma l’impennata diventa quasi clamorosa alla luce della decina di guarigioni di mercoledì. Insomma ad Alcamo la crescita in 24 ore è stata notevolissima e la città di Ciullo balza al secondo posto in provincia, alle spalle di Trapani che tocca quota 76 ma che vanta 25.000 abitanti in più.

Nella tardo pomeriggio si è svolta una riunione fra i vertici delle Asp, l’assessorato regionale alla salute, i prefetti e i sindaci. La politica non sembrerebbe intenzionata a far diventare “zone rosse” situazioni come quella alcamese ma qualcosa all’amministrazione comunale sarebbe stata sollecitata. Probabili alcuni interventi o restrizioni in ambito di movida notturna, di luoghi pubblici e di scuole. La situazione non è certamente da sottovalutare.

Ad Alcamo il virus ha raggiunto anche un ex sindaco democristiano e un suo nipote, alunni e studenti delle scuole di ogni ordine e grado, insegnanti, collaboratori scolastici, vigili del fuoco in servizio a Trapani (ancora immune il distaccamento alcamese), dipendenti comunali. Intanto è stato rinviato l’avvio della mensa nelle scuole che applicano il tempo prolungato.

Il totale degli attualmente positivi, ritornando ai dati provinciali, ha raggiunto quota 377, più del triplo della cifra massima toccata nella prima ondata del virus. La percentuale di asintomatici è comunque più alta mentre si conferma una caratteristica che riguarda Salemi dove i positivi si negativizzano molto più celermente che ad Alcamo. nella cittadina belicina il totale dai 58 del 5 ottobre è sceso ai 33 di oggi.

Intanto proprio a Salemi, all’ospedale Vittorio Emanuele III, sono stati attivati altri altri 15 posti di posti letto ordinari covid che, assieme a quelli dell’Abele Ajello portano la dotazione complessiva a 45. Nuovi posti, anche di terapia intensiva, saranno adesso garantiti al “Paolo Borsellino” di Marsala che tornerà ad essere il covid-hospital del territorio.

Intanto le ultime norme sulla quarantena e sugli asintomatici, varate dal Comitato Tecnico Scientifico potrebbero basarsi anche su qualche dubbio. Gli studi medico-scientifici hanno infatti sempre detto che l’incubazione del coronavirus può capitare entro 14 giorni. Ecco che i 10 giorni di isolamento per chi è ‘stretto contatto’ di un positivo, potrebbero rivelarsi pochi. Vero è che i casi di contagiosità dall’undicesimo giorno in poi sono statisticamente poco numerosi, ma qualche dubbio resta.

Stessa cosa sulla certezza della non contagiosità del positivo asintomatico che adesso viene ‘liberato’ dopo 21 giorni qualora il tampone non si fosse ancora negativizzato. Anche qui è stato provato che l’asintomatico ha una capacità di contagiare molto ridotta ma è altrettanto vero che non c’è una certezza scientifica che ciò non avvenga dopo i 21 giorni. Per questo il ministero della salute dovrebbe emanare norme ferree per gli asintomatci che, ancora positivi, tornano alla vita ‘normale’. Basterebbe che l’obbligo, per loro, di usare correttamente i DPI (mascherine e quant’altro) fosse assolutamente rigido e sempre obbligatorio. Insomma una vita ‘normale’ sì ma con un apposito regolamento da osservare.