Abusivismo ad Alcamo Marina: quella sanatoria attesa per evitare le demolizioni

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Sino alla metà degli anni ’50 era un vero e proprio paradiso. Poche abitazioni disseminate lungo lo stradale e colline. Le dune che caratterizzavano la spiaggia. Con lungimiranza l’allora sindaco Ludovico Corrao, predispose un Piano regolatore generale che prevedeva alberghi, la salvaguardia del territorio anche nella zona delle ex cave per puntare allo sviluppo turistico. Insomma consentire ad Alcamo di avere due vendemmie: quella per la raccolta dell’uva e quella turistica in estate. I propositi di Ludovico Corrao e la sua giunta andarono a sbattere contro la mafia del cemento selvaggio e allo stesso ex senatore mandarono in frantumi la casa sul monte Bonifato, imbottita di tritolo e poi fatta esplodere. Il boato si sentì chiaramente anche ad Alcamo. Quel lungimirante Piano regolatore abortì. Un territorio senza regole faceva gola alla speculazione edilizia e alla mafia e così sul finire degli anni ’50 iniziò l’assalto al territorio di Alcamo Marina, stuprato da migliaia di colate di cemento abusivo. La villa ad Alcamo Marina rappresentava uno status symbol. A valle della linea ferrata politici e professionisti, realizzarono con tanto di concessioni edilizie, mega case di villeggiatura, creandosi  così anche un pezzo di spiaggia privata. L’inizio degli anni ’60 è stato tutto un brulicare di ruspe, di muratori in azione per realizzare case senza licenze e regole nei posti più impensati. Insomma alla fine lo spettacolo, in certe zone, è stato quello ed è ancora di osservare vere e proprie favelas prive delle più elementari opere di urbanizzazione. Si è costruito rubando argini ai torrenti. Qualche torrente è anche sparito: si chiamava Alcamo Marina e scorreva in prossimità dell’ex fermata del treno. Il torrente Placati, venne accertato anni fa, era diventato una sorta di latrina a cielo aperto. Cemento selvaggio e condizioni igienico-sanitarie al limite di un paese civile. Intanto in questi giorni di gran caldo infiamma anche la polemica. Migliaia proprietari di ville ad Alcamo Marina attendono con ansia le decisioni della Regione, dove il dibattito è apertissimo e riguarda l’approvazione di un emendamento che sana le case realizzate a 150 metri dalla battigia. Ma il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti dice: “Siamo pronti ad impugnare dinanzi alla Corte costituzionale ogni legge che permette condoni edilizi e non solo in Sicilia, bensì in tutta Italia”. La partita dunque è aperta e tanti alcamesi aspettano e sperano perché pur essendo abusivi da anni pagano regolarmente tutte le tasse. L’abusivismo di Alcamo Marina è stato l’argomento di un reportage pubblicato ieri su la “Repubblica”. Ma aggiungiamo noi alcuni dati. Solo un migliaio di persone hanno ottenuto la sanatoria grazie alla prima legge emanata nel 1984. Le leggi successive molto più restrittive non hanno consentito di approvare altre istanze. Oggi però migliaia di proprietari si trovano in una condizione particolare. Hanno pagato oblazione e Bucalossi: ma le abitazioni non possono ottenere la concessione edilizia e nemmeno essere demolite, quelle oltre i 150 metri dalla battigia. Rischiano la demolizione quelle entro i 150 metri. Il risanamento appare difficile e complesso così come la costruzione delle opere di urbanizzazione per l’intersecarsi di stradelle e case realizzate su ogni fazzoletto di terra. Acqua e fognature puntuali promesse negli ultimi 30 anni ad ogni campagna elettorale. Promesse rimaste e che forse rimarranno ancora lettera morta. La precarietà del territorio è emersa ancora una volta il primo febbraio di sei cinque anni fa con una mega frana sulla collina di fronte il lido Alkamar con danni alle abitazioni sottostanti in regola con le concessioni edilizie. Alcamo Marina ovvero località pubblica a vocazione privata dove un po’ di movimento si manifesta con l’affitto di abitazioni per pochi giorni o settimane con lauti profitti per i proprietari.