Il tribunale del Riesame di Palermo ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati degli agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Trapani, coinvolti nell’inchiesta per presunti episodi di abusi e maltrattamenti nei confronti dei detenuti. Sono state annullate le misure cautelari degli arresti domiciliari per tutti gli indagati, riqualificando il reato contestato di tortura in fattispecie meno gravi. Il tribunale ha ritenuto che le condotte attribuite agli agenti non configurino il reato di tortura, come ipotizzato dalla procura. Secondo il collegio, “pur riconoscendo che gli episodi contestati richiedano approfondimenti, questi non raggiungono il livello di sistematicità e gravità tale da rientrare nel reato di tortura. In alcuni casi, le condotte sono state riqualificate come abuso di potere” Le motivazioni del Riesame non sono ancora state depositate. I domiciliari sono stati sostituiti con la misura interdittiva della sospensione dell’esercizio del pubblico ufficio nel corpo della polizia penitenziaria. In questa inchiesta furino arrestati undici agenti e 14 sospesi. La vicenda destò grande scalpore e attirò nuovamente l’attenzione sullo stato delle carceri italiane dove alle varie emergenze si aggiunge anche quella dei suicidi. I sindacati degli agenti penitenziari da anni denunciano gravi carenze in organico e quindi difficoltà operative all’interno delle mura carcerarie. Il governo continua a non interessarsi per come il problema merita.