Alcamo-Ignazio Melodia, il boss aspirava a diventare il vice di Messina Denaro (SERVIZIO)

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Il mandamento di Alcamo, con annesso Castellammare del Golfo, aveva oramai mire espansionistiche. E pur se comunque si rispettavano determinati confini oramai la cosca aveva raggiunto livelli di influenza e di sostegno che addirittura partivano dalla zona del corleonese, con il benestare degli eredi dei vari Riina, Provenzano e Brusca. A tracciare questo nuovo organigramma è la Dia trapanese che conferma quanto sia diventata forte la mafia del mandamento alcamese nonostante negli anni sia stata notevolmente indebolita dagli arresti dei vari vertici sia ad Alcamo che a Castellammare. L’operazione portata a termine all’alba di ieri, e che ha portato in carcere il capo mandamento Ignazio Melodia (nella foto) e 5 suoi fedelissimi, è servita proprio agli inquirenti per ridisegnare i confini delle cosche a cavallo tra il Golfo di Castellammare e le province trapanesi e palermitane. Nonostante la mafia desse segnali sempre meno evidenti ad Alcamo e dintorni la direzione investigativa antimafia trapanese non ha mai abbassato la guardia monitorando la pericolosità e soprattutto la propensione alle infiltrazioni nel tessuto economico e politico.

Dalle intercettazioni emerse dall’operazione “Freezer” si è appurato che Ignazio Melodia, durante i summit organizzati all’interno della cella frigorifera del negozio di ortofrutta di via Ugo Foscolo di Filippo Cracchiolo, avanzava pretese estorsive e soprattutto illustrava l’attuale assetto e le regole interne a cosa nostra trapanese. Segno chiaro che della forza accresciuta di Melodia che non a caso durante un’estorsione rivolgendosi ad un imprenditore sostiene di essere oramai il “padrone” di mezza provincia di Trapani. C’è il fondato sospetto che proprio “u dutturi”, così soprannominato perché lavorava presso l’ufficio d’igiene di Alcamo ed era medico della vecchia Ausl di Trapani, fosse in procinto di diventare il “vice” di Matteo Messina Denaro, l’imprendibile latitante di Castelvetrano. Ipotesi tutt’altro che peregrina e che ha preso campo specie negli ultimi tempi, dopo gli arresti dei fedelissimi dello stesso Messina Denaro, dalla sorella al cognato solo per citare i nomi più altisonanti. D’altronde si è sempre avuto il fondato sospetto che addirittura Melodia abbia ricevuto il rito della “punciuta”, che in Sicilia apre le porte agli affiliati di Cosa nostra, proprio da superlatitante di Castelvetrano. Indagine che comunque è tutt’altro che chiusa e promette ulteriori sviluppi, soprattutto nell’ottica di stringere ancor di più il cerchio su Messina Denaro.

Ad essere emersa anche la “tradizionalità” dell’azione del mandamento di Alcamo che si foraggiava con la violenza e le estorsioni, se è il caso avvalendosi anche delle minacce delle armi. Diversi gli episodi estorsivi che sono stati documentati ad danni di imprenditori edili e commercianti. “Invitiamo tutti gli imprenditori ad opporsi quotidianamente alle pressioni di Cosa nostra – si legge in una nota dell’associazione antiracket di Alcamo -. Come associazione siamo pronti ad assistere le vittime con ogni forma di assistenza, anche legale”. Un plauso alle forze dell’ordine per l’operazione dal Movimento 5 Stelle, Abc, l’associazione Libera e da Sicilia Futura.

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