La vendemmia entra nel vivo

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Il Gruppo Colomba Bianca, con le sue cinque cantine, ha già iniziato la vendemmia. Le cantine del territorio alcamese apriranno le porte da giorno 21. C’è già movimento nelle campagne per la vendemmia in anticipo di una quindicina di giorni e in molte aziende l’uva si raccoglie molto prima per fare vini con determinate caratteristiche. A mettere in moto il grande apparato della vendemmia, e non solo nell’Alcamese, il caldo e la siccità. Ciò non ha pregiudicato il livello qualitativo, che si stima ottimo. Dal punto di vista produttivo si stima un calo medio del 20 per cento. La vendemmia nell’Alcamese ha nelle cantine: Sant’Antonio, Fiumefreddo e San Francesco di Paola, i punti di riferimento. Le tre cantine complessivamente ammasserebbero da 600 a 700 mila tonnellate di uva. Oltre un milione se si aggiungono quelle private, molte delle quali hanno puntato sull’imbottigliamento per fare un vino di ottima qualità. E nell’Alcamese ed nei terreni coltivati dai nostri contadini ci sono tutte le condizioni per un ottimo vino, la maggior parte del quale fino a qualche anno fa veniva venduto sfuso per far aumentare la gradazione agli asfittici vini del nord d’Italia. L’esperienza dei viticoltori alcamesi ne fanno tra i più bravi d’Italia. Terreni vocati per i vigneti e ben curati dai viticoltori tanto che non c’è un filo d’erba tra i filari. Gli introiti della vendemmia rappresentano il veicolo più importante dell’economia alcamese con un giro valutato attorno ai 150 milioni di euro. L’annata si presenta buona sotto il profilo della qualità. Per quanto riguarda il prezzo si andrebbe dai 20 ai 70 centesimi al chilo, con gradazione base 20 a secondo della varietà: Pinot. Cataratto, Chardonnay e così via. Il prezzo, essendo venute meno le anticipazioni della Regione, lo fissano le stesse cantine. Un prezzo ritenuto comunque dai viticoltori molto basso che non ripaga degli sforzi e sacrifici che comporta il lavoro nei campi. Mantenendo questi prezzi a stento i viticoltori riusciranno a pareggiare i loro bilanci. Gli alti costi: dalla manodopera ai fertilizzanti, non ripagano delle spese sostenute. Un tempo la vendemmia era una sorta di festa. Nella faticosa raccolta dell’uva si tuffavano anche studenti per racimolare un buon gruzzolo da spendere per le spese universitarie. Nella strade si sentiva l’odore del mosto perché il vino veniva conservato nelle botti e cisterne. Poi con l’avvento delle cantine è cambiato tutto. Così come tra i vigneti si vedono sempre meno persone, sostituite dalle vendemmiatrici meccaniche che consentono la raccolta dell’uva in poco tempo e senza i costi della manodopera. Molte famiglie si scambiano il lavoro per vendemmiare piccoli appezzamenti senza fare ricorso ad esterni, anche perché, se si violano le leggi, e si subisce un’ispezione e vengono trovati lavoratori in nero, le multe sono salatissime. Va anche a scemare la predisposizione di campi comunali per gli extracomunitari, la cui richiesta di manodopera quasi non esiste più. Un paio di anni fa su 200 extracomunitari alla Pia Opera Pastore, meno del 10 per cento ogni girono veniva ingaggiato per la vendemmia. Intanto per essere assunti bisogna essere in regola col permesso di soggiorno. Negli anni passati nelle piazze della Repubblica e Pittore Renda si sono sistemati extracomunitari che dormono nelle aiuole su improvvisati materassi di cartone. Le vendemmiatrici meccaniche hanno quasi soppiantato la manodopera. Ad Alcamo sino a qualche anno fa oltre alle Cantine Sant’Antonio, San Francesco di Paola e Fiumefreddo, operavano la Saraceno e la Paladino, oggi entrambe chiuse.