Dissesto idrogeologico, allarme rosso su Alcamo marina

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Il 6 per cento del territorio provinciale trapanese è a rischio idraulico. Vale a dire da un momento all’altro potrebbe essere soggetto ad eventi drammatici e calamitosi come frane, alluvioni, mareggiate e fenomeni indotti da siccità. Neanche a dirlo una delle situazioni in assoluto definite più rischiose in Sicilia viene individuata in Alcamo marina. Qui il “Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di protezione civile” redatto dalla Regione ha dedicato un capitolo specifico proprio alla zona costiera alcamese che resta sul piano ambientale da allarme rosso. Questa fascia di territorio viene monitorata ed illustra e messa al pari, a livello di rischi, con altre aree franose dove già si sono verificati gravissimi episodi, come la famosa frana a Giampilieri nel messinese. La protezione civile regionale ha messo a confronto nel suo rapporto la conformazione urbanistica di Alcamo in tra fasi storiche: nel 1970 dove gli insediamenti abitativi erano pochissimi, nel 1980 quando l’antropizzazione stava sviluppandosi ed infine lo scorso anno dove si evidenzia l’enorme urbanizzazione selvaggia. Una Alcamo marina che è stata oggetto anche di una commistione di interessi tra pubblico, privato e politica che hanno portato negli anni ad una immensa distesa di cemento che in realtà nella stragrande maggioranza non è paradossalmente abusiva. Infatti da queste parti le concessioni sono state incredibilmente date dal Comune ma per effetto di poco chiari meccanismi. Non si spiegherebbero altrimenti le centinaia di abitazioni sotto la linea ferrovia, la maggior parte delle quali addirittura poggia sul mare. Per quanto riguarda più complessivamente Trapani e provincia, il rapporto stima in 473 le possibili situazioni pericolose: a livello regionale, ciò equivale ad un’incidenza del 6 per cento. In provincia la situazione più delicata sembra essere quella di Salemi, dove sono presenti circa 90 nodi, vale a dire intersezioni tra viabilità e corsi d’acqua, o qualsivoglia situazione per la quale sia temibile una situazione di potenziale rischio relativa all’interferenza tra acque superficiali ed elementi antropici; a Marsala, invece, le zone di rischio potenziale sono pari a 20. Ma l’effetto abusivismo non è storia per Alcamo ma anche presente. Lo dice l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che nell’ultimo “Rapporto sull’abusivismo edilizio e sullo stato di definizione delle istanze di sanatoria edilizia” viene fuori che Alcamo è al primo posto in provincia di Trapani per “numero degli abusi e della volumetria realizzata”: 23 mila metri cubi su un totale di 64 abusi certificati quando nell’intero territorio provinciale si registrano 98 mila metri cubi di cemento selvaggio. Di fronte a queste criticità, un’alternativa potrebbe essere rappresentata dall’ingegneria naturalistica, disciplina trasversale che utilizza piante autoctone insieme a materiali non cementizi adatti a contrastare l’erosione del terreno ed aumentarne la stabilizzazione. Tuttavia, la Sicilia sembra essere poco aperta ad una possibilità del genere. Le opere previste richiederebbero anni di lavoro ed investimenti da miliardi di euro. Soldi che, però, la Regione non ha.