“Dirty affairs”, per Perricone ed altri 6 chiesto giudizio immediato

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Giudizio immediato per tutti e 7 gli indagati, tra cui l’ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone, accusati a vario titolo di truffa, associazione per delinquere, corruzione e bancarotta fraudolenta. La richiesta è stata avanzata dalla procura di Trapani sulla base della prove, a suo dire, “granitiche” che inchioderebbero i componenti di questa organizzazione. Si tratta di Pasquale Perricone (nella foto), 61 anni, della cugina Girolama Maria di 50, Marianna Cottone, 33 anni, Emanuele Asta 55 anni funzionario dell’ufficio di collocamento, Maria Giardina, 52 anni, Francesca Cruciata, commercialista ed ex revisore dei conti del Comune di Alcamo, 58 anni, e Domenico Parisi, ex consigliere comunale di Alcamo. Ora la parola passa al giudice per le indagini preliminari che dovrà pronunciarsi sull’accoglimento o meno di questa richiesta fatta dalla Procura. Mente dell’intera organizzazione, secondo quanto avrebbe accertato sempre la Procura, Pasquale Perricone che insieme a Marianna Cottone sono gli unici due rimasti dietro le sbarre ad oggi. Tutto ruoterebbe attorno ad una società cooperativa, la Promosud, organismo che si occupa di corsi di formazione e di aggiornamento professionale. Secondo la guardia di finanzia, da cui è scattata l’indagine denominata “Dirty affairs”, questo sarebbe l’epilogo di una lunga e delicata attività d’indagine scaturita dal fallimento di una società, la Nettuno società consortile arl, incaricata dei lavori di riqualificazione del porto di Castellammare del Golfo. Dai riscontri è emersa anzitutto la natura “fraudolenta” di quella bancarotta che ha provocato uno spostamento di somme pari a ben 4 milioni di euro e da qui è venuta fuori la figura di Perrricone, descritto dai finanzieri come il “deus ex machina” di tutta l’operazione e addirittura vicino alla famiglia mafiosa dei Melodia di Alcamo. L’ex vicesindaco viene indicato come “amministratore occulto” della società fallita, così come anche della “Cea Soc. Coop.”, società aggiudicataria dell’appalto insieme alla Coveco dei lavori di riqualificazione del porto. Perricone, pur non figurando ufficialmente nella compagine di nessuna di queste società, sarebbe stato il “regista” di tutta l’operazione imprenditoriale, voluta e pianificata sin dall’inizio con il preciso scopo di appropriarsi e disperdere in mille rivoli non tracciabili le ingenti risorse di denaro pubblico affluite nelle casse della “Cea Soc. coop” e destinate alla realizzazione del porto. Si avvalora secondo gli inquirenti anche l’ipotesi che l’ex vicesindaco fosse vicino alla famiglia mafiosa dei Melodia, già in passato indicato come tale da alcuni collaboratori di giustizia. Tra i reati contestati anche quello di aver lucrato sui fondi stanziati per la formazione professionale mediante la creazione di una fitta rete di società che hanno simulato l’organizzazione di numerosi corsi “fantasma” in modo da ottenere illeciti finanziamenti pubblici e allo stesso tempo assegnare posti di lavoro in cambio di favori. E’ venuto fuori che veniva corrotto un funzionario direttivo del centro per l’impiego, Emanuele Asta, in cambio della disponibilità di quest’ultimo ad attestare falsamente la regolarità dei corsi fantasma. Complessivamente sono 32 le persone coinvolte nelle indagini.