Castellammare del Golfo: Porto, ripresa lavori vicina

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Sembra davvero vicina la riapertura almeno di parte dei cantieri al porto di Castellammare del Golfo. Dopo il dissequestro nel 2013, e il farraginoso iter che ne è seguito, ora la svolta appare davvero dietro l’angolo. In particolare la situazione pare si stia sbloccando per quanto concerne il II lotto, per cui sono previsti 15 milioni e mezzo di euro di investimento e che riguarda la realizzazione di arredo urbano, abbellimento, viabilità ed il riaggallamento della vasca regina. A seguire da vicino la vicenda il sindaco Nicola Coppola pur avendo il Comune un ruolo assolutamente marginale in questa annosa vicenda. Ad eseguire i lavori la ditta Sics a cui sono stati affidati dietro scorrimento di graduatoria: da una ventina di giorni l’impresa ha prodotto i certificati antimafia e la prossima settimana potrebbe già arrivare la firma del contratto.

Un po’ invece più complicata la vicenda che riguarda invece il primo lotto dei lavori, pari a un investimento di altri 7 milioni di euro inerente il prolungamento del molo foraneo. Comunque c’è sicuramente anche qui una schiarita all’orizzonte: infatti a seguito di una verifica dei danni causati dal prolungato blocco di questi lavori è arrivato un accordo tra la ditta che ha avuto in affidamento l’appalto e la direzione dei lavori.

I cantieri furono fermati per l’esattezza nel maggio del 2010 quando la guardia di finanza avviò un’indagine relativa all’ipotesi di realizzazione dell’infrastruttura con cemento depotenziato e materiale inerte non corrispondente ai parametri previsti dal capitolato di appalto e frode nelle pubbliche forniture. In seguito, il 6 luglio dello stesso anno, i cantieri sono stati parzialmente dissequestrati ma di fatto non sono mai ripresi i lavori. All’epoca in cui scattò l’indagine furono passati ai raggi x le imprese appaltanti e sub-appaltanti coinvolte nel contratto di esecuzione dei lavori. I finanzieri avevano posto sotto sequestro l’intera struttura cementizia realizzata all’interno dell’area di cantiere del porto dove erano stati dislocati i massi artificiali destinati a contenere il moto ondoso e che non sarebbero stati considerati conformi a quanto stabilito dal contratto di appalto. Le indagini si intrecciarono con quella antimafia denominata “Cosa Nostra resort”. Un pentito disse che la famiglia mafiosa di Alcamo, per conto di Matteo Messina Denaro, si mosse per far arrivare le forniture di cemento da un’impresa di Partinico ovviamente in odor di mafia.