Castellammare del Golfo: estorsione a Bongiorno, imputati in Appello

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CASTELLAMMARE DEL GOLFO – I tre presunti estortori dell’imprenditore di Castellammare del Golfo e attuale presidente di Confindustria, Gregory Bongiorno, hanno fatto ricorso in appello dopo la condanna in primo grado. E il Comune conferma la propria costituzione in giudizio anche in secondo grado, dando incarico di difesa all’avvocato palermitano Francesco Crescimanno che già in primo grado aveva difeso l’ente municipale. Ad avere fatto appello Mariano Asaro, 59 anni, che per gli inquirenti sarebbe stato un esponente di spicco delle cosche trapanesi, Gaspare Mulè, 48 anni, e Fausto Pennolino, di 53, entrambi già sottoposti a sorveglianza speciale e tutti di Castellammare del Golfo. Al primo sono stati inflitti 18 anni e 8 mesi di reclusione, al secondo 11 anni e 10 mesi e al terzo 8 anni e 10 mesi. Quando vennero arrestati nel 2013 dalla Squadra Mobile di Trapani l’accusa per loro fu di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiosa nei confronti di Bongiorno che già all’epoca era presidente, seppur da pochi mesi, di Confindustria trapanese. Bongiorno, imprenditore impegnato nel settore della raccolta dei rifiuti, ha ammesso di aver ricevuto continue richieste di pizzo negli anni da parte della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, città in cui la sua azienda ha la sede legale, e di aver dovuto pagare. Nel 2005 l’imprenditore era stato costretto a versare 10 mila euro agli esponenti della cosca ma dopo aveva denunciato gli estortori. Due dei presunti malviventi tornati in libertà pochi mesi prima del nuovo arresto avrebbero preteso da Bongiorno il “saldo” per il tempo in cui erano stati al fresco (ben 60 mila euro) oltre ad avanzare nuove richieste di denaro. Asaro, quando scattò l’operazione, stava già scontando una condanna definitiva per mafia ed estorsioni e per questo ha ricevuto in cella la notifica della nuova misura restrittiva. Ora il processo d’Appello si aprirà il prossimo 22 aprile dinanzi alla IV Sezione Penale della Corte di Appello di Palermo. Il Comune si costituisce parte civile anche in Appello ratificando tutto attraverso un’apposita delibera di giunta: “E’ opportuno proseguire nella costituzione in giudizio già proposta in primo grado – sostengono sindaco e assessori nella delibera – in quanto l’ente municipale si considera parte lesa al fine di ottenere con la condanna degli imputati il risarcimento dei danni subiti a seguito della commissione dei reati”.