Alcamo “viceregina” dei beni confiscati in provincia

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Trapani terza provincia siciliana per numero di beni confiscati alla mafia e Alcamo è seconda città del territorio. Questo quanto emerge dalla mappa Dataninja, un sito giornalistico di livello internazionale che ha mappato praticamente tutti i beni sottratti a Cosa nostra attraverso la raccolta di documenti ufficiali e anche sul web sovrapponendoli a quelli dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Per l’esattezza in provincia di Trapani sono 386 i beni confiscati a Cosa Nostra su un totale di oltre 5 mila che risultano a livello regionale. E’ Mazara del Vallo la città con più beni sottratti alla criminalità organizzata della provincia: 72 beni in totale. Non è casuale che Mazara sia la regina di questa classifica trapanese dal momento che il territorio è stato sotto l’influenza della cosca più potente e sanguinaria, quella dei corleonesi. Da queste parti ci sono 63 immobili e 9 aziende. Tra gli immobili sottratti alla mafia 5 fabbricati, 22 appartamenti, 16 terreni agricoli, 3 terreni con fabbricato rurale, 3 terreni edificabili, 5 ville, e 5 altri fabbricati. Seconda in classifica, per la provincia di Trapani, c’è come dicevamo Alcamo, e anche qui nulla di nuovo sotto il sole. Infatti il territorio alcamese è stato anch’esso sotto l’ala dei corleonesi per lungo tempo e non bisogna dimenticare che da queste parti c’è un certo Vito Nicastri, definito il “re dell’eolico”. A lui è toccato il provvedimento di confisca più ingente della storia: 1,3 miliardi di euro di beni che, secondo gli inquirenti, sarebbero stati accumulati attraverso progetti di parchi eolici e con il sostegno della mafia, grazie all’appoggio presunto del boss Matteo Messina Denaro. Ad Alcamo sono presenti 59 beni confiscati, di cui 55 immobili e 4 aziende. Tra gli immobili c’è una abitazione indipendente, 13 appartamenti in condominio, 1 garage, 3 capannoni, 14 terreni agricoli, 6 terreni con fabbricato rurale, 5 terreni edificabili, 13 altri immobili tra abitazioni, unità immobiliari, fabbricati e locali. In realtà in ogni piazza d’investimento Nicastri avrebbe trovato un partner criminale: dal già citato Matteo Messina Denaro, a Salvatore Lo Piccolo nel palermitano, agli ‘ndranghetisti di Platì, Africo e San Luca. Una delle prove che incastra Nicastri è in un pizzino ritrovato nel covo di Giardinello dove vennero arrestati dalla polizia Salvatore e Sandro Lo Piccolo, il 5 novembre 2007 in cui si scriveva proprio dell’importanza di Nicastri negli affari della cosca.

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