Alcamo-Morte Lorenz Renda, il 19 febbraio deporrà la mamma

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C’è attesa per quel che dichiarerà Aminta Altamirano Guerrero il prossimo 19 febbraio davanti la corte d’Assise di Trapani dove è sotto processo con l’accusa di avere ucciso il figlioletto di appena 5 anni facendogli ingoiare una dose massiccia di antidepressivi nella sua casa nel centro storico di Alcamo, in via Amendola, nel luglio del 2014. La donna sarà ascoltata per riferire su quanto accadde quella maledetta notte di un anno e mezzo fa quando venne trovato il figlio Lorenz Renda senza vita nel letto di quell’abitazione. L’esame autoptico sul corpo del bimbo evidenziò un’intossicazione di farmaci, la donna cadde più volte in contraddizione e alla fine venne fermata dalla polizia e portata in carcere. Ieri sono stati ascoltati altri testimoni al processo: a cominciare dal medico legale Fabrizio Ammoscato il quale ha sostenuto che il padre del bimbo morto, a cui fu eseguito un accertamento clinico, non ha mostrato segni di dipendenza alcolica. Sono stati anche ascoltati la sorella sempre del padre del piccolo, suo marito e il sostituto commissario della polizia di Alcamo Enzo Biondo riguardo ai comportamenti della Guerrero antecedenti alla tragedia. Testimonianze che si sono rese necessarie anche per far emergere un quadro più chiaro dell’imputata in relazione alla sua presunta depressione e alle sue intenzioni, reali o meno, di suicidarsi con il figlioletto. La sorella del padre del bimbo ha sostenuto che fino al mese di marzo del 2014, durante i colloqui con gli assistenti sociali che seguivano proprio la Guerrero, le sarebbe stato riferito che questa non aveva particolari problemi psicologici. Quindi nulla avrebbe fatto presagire ad eventuali intenzioni suicide della donna. La polizia, il giorno in cui entrò nell’abitazione della donna e constatò la morte del piccolo, trovò un bigliettino in cui la Guerrero esprimeva l’intenzione di volersi suicidare con il figlio. Secondo l’ipotesi investigativa, il tentativo riuscì solo per il bimbo mentre è possibile che a un certo punto l’imputata se ne sia pentita, ma nel momento in cui lanciò l’allarme per chiedere che venisse soccorso il figlio non c’era più nulla da fare. La donna, secondo alcune ricostruzioni degli inquirenti, pare vivesse un momento di forte depressione per l’allontanamento del marito, con cui i rapporti erano tesissimi tanto da portarlo ad emigrare e trovare lavoro come pizzaiolo in Germania. Una sorta di separazione, collegata anche alle difficoltà economiche, che l’avrebbe potuta portare a fare qualche sciocchezza. Sino ad oggi la Guerrero si è sempre professata innocente, sostenendo che il figlio abbia ingoiato quei farmaci a sua insaputa. Tesi a cui la polizia non ha creduto in quanto il flacone che venne ritrovato vuoto nella pattumiera della stessa abitazione era perfettamente chiuso e considerato che aveva un sistema di sicurezza non sarebbe stato possibile che il bambino di appena 5 anni fosse stato in grado di richiudere autonomamente.