Alcamo-Mafia violenta, la relazione della Dia: “Tra i mandamenti più attivi”

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Resta tale e quale l’assetto di cosa nostra nella provincia trapanese e il mandamento di Alcamo assume un ruolo di primaria importanza. E’ quanto emerge dalla relazione al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2017 che il ministro dell’Interno Marco Minniti ha presentato alla Camera dei Deputati. Ciò che viene fuori è davvero un quadro inquietante che dà alla mafia alcamese, il cui mandamento abbraccia anche le famiglie di Castellammare del Golfo e Calatafimi, un ruolo di primaria importanza. In buona sostanza proprio questo mandamento è quello tra i più attivi dopo ovviamente Castelvetrano guidato dall’eterno latitante Matteo Messina Denaro. Un ruolo ben definito che è stato possibile ricostruire attraverso l’ultima operazione antimafia portata avanti proprio dalla Dia di Trapani e dalla polizia nell’ambito dell’operazione “Freezer” scattata nel febbraio del 2017: “Testimonia – si legge nella relazione – la pervicace azione criminale dell’organizzazione nella provincia, in questo caso nel mandamento di Alcamo”. A finire in carcere persone tra cui il capo della famiglia mafiosa di Alcamo, Ignazio Melodia da tutti conosciuto con il nomignolo di “u dutturi”, che ha svelato tra l’altro, una serie di estorsioni a carico di imprenditori locali, nonché il tentativo di infiltrazione di cosa nostra nel libero svolgimento delle elezioni amministrative in città dello scorso giugno 2016. Significativa la circostanza che i più importanti dialoghi sulle attività della famiglia siano avvenuti all’interno della cella frigorifera di un negozio di ortofrutta di Alcamo: “Dai dialoghi captati nel negozio, punto di incontro dei principali esponenti mafiosi del luogo, – sostiene la relazione – è stato possibile ricostruire gli affari illeciti della citata consorteria, le estorsioni praticate, l’assetto e le regole interne di cosa nostra trapanese”. Non a caso la Dia nella stessa relazione torna a parlare di Alcamo come una delle aree più pericolose sul piano criminale: “Nel primo semestre del 2017 – sottolinea ancora la Dia – gli incendi più significativi si sono verificati tra gli altri nei territori di Alcamo e Castellammare del Golfo”. vere e proprie intimidazioni si nascondevano dietro questi raid incendiari il più delle volte utilizzati come avvertimenti per piegare l’operatore economico al volere di Cosa nostra. In questo quadro, inoltre, la direzione investigativa antimafia sostiene che il mandamento di Alcamo avesse dei legami anche con altre famiglie. Questo è stato appurato grazie alle risultanze investigative dell’operazione “Visir”, condotta nel maggio del 2017, nel corso della quale sono stati svelati ruoli e gerarchie all’interno del mandamento di Mazara del Vallo che insieme a Marsala aveva allacciato tra gli altri rapporti particolarmente stretti proprio  con il mandamento di Alcamo.