Alcamo incendi e misteri

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Incendi e misteri ad Alcamo. Indagini che non hanno approdato a nulla. Così esecutori e mandanti sono rimasti sconosciuti. Un incendio, una ventina di anni fa, causò notevoli danni al teatro Euro, che rimase chiuso per diversi anni. Un attentato preparato nei minimi particolari con la sala inondata di liquido infiammabile e per fortuna un paio di bidoni, contenenti forse benzina, non presero fuoco altrimenti, quello che un tempo si chiamava cine-teatro Ferrigno sarebbe stato raso al suolo. Un tipico avvertimento di stampo mafioso. Ma diretto contro cosa e chi? Il mistero rimane. Qualche hanno dopo attentato incendiario al settore Promozione economica della via Tenente Manno. Ingenti danni all’edificio e migliaia di cartelle, contenenti documenti tutti inceneriti. Esecutori mandanti rimasti sconosciuti. Così come quei killer della Natura che, nell’ottobre del 2014, incenerirono migliaia di ettari tra alberi e macchia mediterranea sul monte Bonifato. Esecutori e mandanti rimasti sconosciuti. E nel dicembre 2015 a fuoco il portone del Municipio di piazza Ciullo. Nonostante videosorveglianze e apparecchiature di vario genere esecutore, ed eventuali mandanti rimasti sconosciuti. In quest’ultimo caso venne seguita la pista di qualche ubriaco della movida selvaggia. Ma resta la gravità del fatto e l’ impossibilità di dare un nome e un volto al piromane. Incendi e misteri ad Alcamo. Ecco raccontati alcuni episodi che vanno ora ad aggiungersi al rogo della D’Angelo Vincenzo srl la cui azienda di contrada Citrolo ha eruttato una densa coltre di fumo nero per oltre 24 ore. Quell’incendio osservato dalla bastionata di piazza Bagolino, con i suoi improvvisi bagliori e scoppi, sembrava l’anticamera dell’inferno. La ditta D’Angelo sostiene che c’è stato troppo allarmismo. Ma cosa si può stare sereni quando una cappa di fumo ti brucia la gola, arrossa gli occhi e ti dicono di stare tappato in casa? Quando una cappa di fumo proveniente dall’incendio di plastica, cartone e legno lascia legittimamente supporre pericoli di inquinamento e quindi per la salute e non solo degli alcamesi. Prendiamo atto dei risultati dell’Arpa e vigili del fuoco che sostengono che l’aria è buona. Ma attendiamo ancora dopo quasi 14 giorni le analisi dei terreni. La ditta D’Angelo Vincenzo sostiene “che non ci può essere diossina”, (tutti lo speriamo), perché non c’era depositata plastica contenente Pvc”. Questo è quanto afferma l’impresa di contrada Citrolo, che dice di avere subito danni per oltre 10 milioni di euro. Nell’ultimo bollettino emanato dal Comune il sindaco Domenico Surdi afferma che “possiamo confermare che le analisi sulla qualità dell’aria sono molto confortanti. I parametri sono ampiamente al di sotto di quelli stabiliti per i centri urbani, mentre rimaniamo in attesa di quelli relativi al campionamento del suolo. Le condizioni climatiche durante l’evento sono state favorevoli alla dispersione della nube che dalle evidenze scientifiche emerge che le diossine qualora effettivamente precipitate sul terreno, rappresentano una via di contaminazione poco significativa poiché nel suolo sono assorbite dal carbonio e quindi risultano poco disponibili per le piante, ad accezione delle cucurbitacee”. Pertanto – conclude il sindaco usando il condizionale, resta inteso che le altre colture, come ad esempio i vitigni non sarebbero interessati. La nostra attenzione rimane comunque massima e sarà nostra cura comunicare ogni ulteriore novità”. Intanto proseguono accertamenti e analisi per stabilire la cause dell’incendio della D’Angelo Vincenzo srl, con la speranza che anche questa vicenda non vada ad aggiungersi alla casistica dei misteri di Alcamo. Dei tanti gialli irrisolti e oggi dimenticati. Città che nasconde misteri come gli incendi al teatro Euro, alla Promozione economica, al Monte Bonifato. Ma la madre di tutti i misteri di Alcamo rimane il rapimento, nel marzo 2001 della neonata di 8 mesi strappata alla mamma dalla culla della sua abitazione e nella notte dello stesso giorno abbandonata accanto ad un cassonetto della strada di contrada Gammara che conduce ad Alcamo Marina. Restano, anche in questo gravissimo fatto, ignoti mandanti ed esecutori.