Alcamo: Bimbo morto, inquirenti confermano ipotesi omicidio

0
578

ALCAMO – Il flacone era perfettamente chiuso, impossibile che un bimbo di appena 5 anni abbia potuto assumerlo autonomamente. Questa la tesi degli investigatori che ieri sono stati ascoltati al processo sulla morte di Lorenz Renda, il piccolo trovato morto in un’abitazione di via Amendola nel centro storico di Alcamo a causa di un’overdose di farmaci. Ad essere stati ascoltati sono stati l’ex dirigente del commissariato di Alcamo, Antonino Squillaci, e il sovrintendente Alessio Russo, i primi che sono entrati all’intero dell’appartamento di Aminta Altamirano Guerrero (nella foto), la madre della vittima unica imputata al processo per la morte di Lorenz. La donna ha continuato a professarsi innocente, sostenendo che il figlioletto avrebbe preso autonomamente il farmaco contenuto all’interno del flacone che era in suo uso. Gli investigatori hanno riferito di avere rinvenuto, all’interno di un secchio della spazzatura, un flacone vuoto ma che era perfettamente chiuso e con il dosatore inserito. Secondo gli inquirenti quel flacone, che aveva una chiusura di sicurezza, non poteva essere stato richiuso da un bambino. Inoltre Squillaci e Russo avrebbero confermato le intenzioni suicide della donna, riportate in un foglietto che è stato sequestrato dalla polizia all’interno dell’abitazione. Il processo proseguirà il prossimo 13 maggio con le audizioni di altri investigatori. L’autopsia sul corpo del piccolo Lorenz ha confermato che il decesso si sarebbe verificato a causa di una overdose di farmaci. Il cuore del bimbo non ha retto ad una gran quantità di medicine assunte in dose massiccia. Resta adesso da capire come la piccola vittima abbia assunto questi farmaci. Inizialmente era trapelata l’ipotesi che Lorenz avesse potuto approfittare di una distrazione della madre avendo ingerito autonomamente le pillole utilizzate dalla madre, degli antidepressivi. Con il passare delle ore, a seguito anche della ricostruzione delle ultime ore di vita del bambino fatta dalla polizia scientifica che ha letteralmente rivoltato come un calzino l’abitazione, si è invece prospettata tutt’altra ipotesi. Dentro casa sarebbe stata trovata una lettera in cui, in termini molto confusi, la messicana dava disposizioni annunciando la morte propria e del figlio e chiedeva che non venisse eseguita l’autopsia sui loro corpi. Di fronte all’incalzare delle domande degli investigatori la giovane sudamericana è caduta più volte in contraddizione, raccontando sempre versioni diverse. Nonostante tutto non ha mai ammesso di avere ucciso il figlio. Gli inquirenti hanno trovato diverse scatole di ansiolitici in casa: questo il farmaco usato dalla donna che non ha mai superato lo shock della separazione dal marito, un alcamese emigrato in Germania con cui avrebbe avuto ancora dei forti contrasti. E non è infatti escluso che alla base del gesto della donna ci sarebbero proprio questi dissapori: chissà, un gesto magari dettato da un attimo di follia e legato al fatto di volere fare una grave ritorsione al marito. Al momento questa, come diverse altre ipotesi, sono al vaglio della procura e non hanno una certezza di riscontro.