Alcamo-Agguato a Coraci, caso ancora da chiudere

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In queste ore di indagini serratissime sembra proprio che i carabinieri, d’intesa con la Procura, continuino a tenere calda la pista dello spaccio della droga per chiarire i contorni dell’agguato all’alcamese Enrico Coraci. Sia i Gatto che la stessa vittima hanno avuto in passato dei problemi legati proprio agli stupefacenti, anche se stiamo parlando di mercato al dettaglio e quindi nulla a che fare con potenziali grandi organizzazioni criminali. Una pista che comunque resta ancora tutta da confermare e che si sta vagliando attentamente. Si ipotizza che Coraci abbia pestato i piedi ai due fratelli, invadendo quella che loro consideravano la zona di loro competenza dello spaccio, per l’appunto il “Villaggio regionale”. Il 34enne però alle minacce avrebbe reagito male e da qui si sarebbe scatenata la furibonda lite. Uno sgarro davanti a tutti che Francesco e Vincenzo Gatto non hanno per nulla digerito. Potrebbe essere questa la ricostruzione dei fatti anche perché i carabinieri hanno appurato che Coraci non avrebbe mai avuto alcun appuntamento. In realtà sarebbe stato proprio sorpreso in via Ruisi, la notte tra venerdì e sabato scorso, dai due pregiudicati che sapevano dove stava andando. I carabinieri presumono che i Gatto si siano presentati al “Villaggio regionale” qualche minuto dopo rispetto a Coraci e che in questo lasso di tempo si sarebbero procurati il fucile per sparare. Ora sono al vaglio degli inquirenti i vari reperti che sono stati prelevati dall’auto con cui Coraci si è recato in via Ruisi. Si stanno effettuando delle analisi di laboratorio che chiariranno se dentro il veicolo in uso alla vittima ci fossero residui di sostanza stupefacente, il che avvalorerebbe ulteriormente la pista già tracciata dagli inquirenti. I Gatto comunque sono stati traditi non solo dalle telecamere di videosorveglianza ma anche da alcuni testimoni. Entrambi hanno fornito un alibi che però è stato smentito: uno ha raccontato di essere rimasto a casa dalle 22 sino alle 6 dell’indomani, ma è stato smentito da altri testimoni che invece hanno giurato di averlo visto al locale di piazza della Repubblica proprio in quell’orario; l’altro invece ha sostenuto addirittura che durante il tentato omicidio si trovava in casa dei suoceri a Misilmeri, ma lo stesso suocero ai carabinieri ha raccontato di non vedere il genero da almeno una settimana. Un’indagine che però ancora deve essere chiarita in ogni spetto: ad esempio non c’è traccia ancora dell’arma utilizzata per sparare a Enrico Coraci; e si deve chiarire chi dei due abbia premuto il grilletto e soprattutto il perché. E’ lo stesso procuratore di Trapani a confermare che il cerchio deve essere del tutto chiuso