Alcamo: portone a fuoco, donna nel mirino

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Si segue la pista della vendetta maturata in ambito familiare per l’incendio doloso verificatosi questa notte, intorno alle 2, del portoncino d’ingresso di un’abitazione di una donna. Gli inquirenti sono convinti che questa è la pista più attendibile per contestualizzare quanto accaduto in via Masaniello, stradina del centro storico alcamese alle spalle di via Discesa del Santuario, a pochissimi passi dal commissariato di polizia. Ed è proprio la polizia che ha aperto in tal senso un’indagine sul caso che porta dritto alla vita burrascosa della proprietaria dell’immobile preso di mira questa notte dagli incendiari. E’ stata la stessa donna, alcamese incensurata di 40 anni, che si arrangia facendo lavoretti saltuari di pulizia nelle abitazioni, ad accorgersi che il portone della sua casa stava andando a fuoco. Ha subito lanciato l’allarme al centralino dei vigili del fuoco del locale distaccamento che sono accorsi sul posto tempestivamente. Quando però sono giunti sul posto già il rogo era stato domato dalla stessa donna che con mezzi di fortuna ha spento le fiamme che avevano divorato già la parte bassa dalla porta d’ingresso in legno e la parte interna delle mura del vano scala. I danni, proprio per la tempestività dell’intervento, sono stati abbastanza contenuti. Sul posto è intervenuta la polizia che ha effettuato alcuni rilievi alla ricerca di tracce utili per potere risalire agli autori del gesto. Sembra che gli inquirenti abbiano concentrato le indagini sulla vita privata della donna, abbastanza tribolata. La quarantenne, infatti, risulta essere separata a seguito di un lungo e molto aspro contenzioso con l’oramai ex marito. Sembra che fra i due i rapporti si siano del tutto interrotti bruscamente tanto che si è anche portata avanti una battaglia legale per l’affidamento dei figli della coppia. Al momento gli inquirenti si sentono di escludere altre piste, molto meno probabili, come quelle che portano ad episodi da legare a dinamiche della criminalità organizzata. Il ricorso a raid dolosi oramai è diventata una costante in città. Mentre prima questi gesti potevano essere accreditati soltanto a certi ambienti criminali ora anche per le vendette personali si ricorre spesso a questo sistema per impaurire evidentemente la vittima. Questa mattina la donna è stata ascoltata in commissariato a lungo con l’obiettivo degli investigatori di riscostruire l’accaduto e il possibile movente dell’attentato incendiario. In particolare si sta cercando di capire se erano maturati screzi personali e con chi. Nel gennaio scorso un altro portone d’ingresso di un’abitazione di proprietà di un impiegato di un’azienda era stato dato alle fiamme in via Porta Palermo. Anche in quel caso è intervenuta la polizia e si è subito pensato ad un episodio maturato nel contesto della vita privata dell’uomo.

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